martedì 7 agosto 2012

NASCITA DELLA PUBBLICITA' MODERNA

A metà dell’800 nacquero le prime concessionarie in Francia e Inghilterra; in Italia la figura del venditore di spazi venne introdotta da Attilio Manzoni, che nel 1863 creò la prima concessionaria italiana. Nel 1888 Manzoni progettò e realizzò le prime campagne pubblicitarie, per le acque minerali di Fiuggi e Santa Caterina Valfurva. Con l’avvento della litografia comincia l’espansione dei manifesti pubblicitari, che però sono ancora condizionati dal modello del libro e del quotidiano: era una pubblicità concepita essenzialmente per essere letta. Si comincia ad utilizzare la forma verbale dello slogan. Nell’Ottocento i primi ad utilizzare i manifesti furono gli editori, ma ben presto si diffusero anche per teatri e circhi; solo però con l’invenzione della cromolitografia, nel 1836, si poté sfruttare l’utilizzo del colore, che migliorò l’espressività dei manifesti. Nel 1893 un annuncio della Mellin inaugurò l’utilizzo del colore sulla stampa. Comincia l’era dei manifesti a colori: Eduard Manet realizza nel 1868 il manifesto Les Chats, per un libro; Jules Chéret, padre del manifesto moderno, Folies Bergères, Palais de Glace ecc; Henri de Toulouse-Lautrec con Divan Japonais, Moulin Rouge, La Goulue; Alphons Marie Mucha con Salon des Cent. Per merito delle Officine grafiche Ricordi di Milano, dal 1889 vennero coinvolti anche molti artisti italiani. A Leonetto Cappiello si può attribuire l’invenzione del manifesto-marchio, manifesto che prevede un’immagine che riesce a comunicare l’essenza del prodotto e a renderla memorabile; lo fa con il manifesto per il Cioccolato Klaus (che divenne “quello della donna in verde), grazie al manifesto, con quello per il Liquore Quina, per il Vermouth Cinzano, per il Bitter Campari (celebre per il folletto che esce dall’arancia).

Pubblicità moderna. Poster e influsso futurista


Altri nomi:  Leopoldo Metlicoviz, con il manifesto per l’opera Madama Butterfly, e Marcello Dudovich, che collaborò per circa 20 anni con i Grandi Magazzini Mele (la cui strategia pubblicitaria era molto articolata, e investiva non solo manifesti, ma anche cartoline, calendari, locandine ecc), per una stufa, per la marca Zenit (nel cui manifesto per la prima volta i prodotti apparivano in primo piano, senza altre figure) e che instaurò una grande collaborazione con i magazzini La rinascente (nome inventato da D’Annunzio..).
Con la nascita del poster, dal nuovo formato orizzontale, la pubblicità poté invadere le città con immagini gigantesche; in questo periodo quindi la pubblicità aumentò le sue dimensioni e moltiplicò i luoghi nei quali comparire. Pablo Picasso realizza diversi disegni e collage utilizzando pezzi di marche commerciali, manifesti e insegne (ricordare il quadro Paysage aux affiches). I futuristi italiani hanno avuto un forte legame con la pubblicità (ricordare le “serate futuriste”, che assicuravano una notevole pubblicità indiretta); Marinetti si cimentò direttamente nella pubblicità componendo per Snia Viscosa quelli che ha chiamato poemi industriali. Fortunato Depero creò nel 1919 la Casa d’arte Futurista, che funzionava da agenzia pubblicitaria; creò una serie di importanti annunci per la Campari, e nel 1926 portò alla Biennale di Venezia, come ringraziamento al ragionier Campari, un dipinto intitolato Squisito al Selz. Anche la pubblicità fu influenzata dal futurismo, come si nota dal manifesto dell’AEG per una lampadina, che ruba a Marinetti lo slogan Uccidiamo il chiaro di Luna. I futuristi russi Majakovskij e Rodenko si dedicarono anch’essi alla pubblicità.

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