martedì 26 novembre 2013

IL RITORNO DEL GRUNGE

Premessa: è una breve analisi di marketing applicata alla musica.



Definizione di grunge: un sottogenere del rock sviluppatosi a Seattle nella seconda metà degli anni Ottanta per poi ramificarsi verso altri Stati Americani ed altri continenti.

Rappresentanti principali ne furono i gruppi come Nirvana, Pearl Jam, Smashing Pumpkins, Soundgarden ed Alice in Chains.


Col senno di poi,in pratica grunge è solo una parola per identificare dei gruppi che vengono da una stessa zona nello stesso periodo,ma che musicalmente l'uno con l'altro non c'entrano niente.

Verrà reso popolare dall'etichetta discografica Sub Pop.



Le prerogative della scena furono quelle di riportare al centro del rock un'attitudine punk contemporaneamente memore della lezione dei grandi classici hard rock dei primi anni Settanta inglesi. Grunge significò anche un'estetica giovanile, un atteggiamento disilluso e a tratti nichilista nei confronti della società americana.


Ma c'è un prologo.



Agli inizi degli anni ottanta, il fotografo Michael Lavine si trovava a Seattle. Mescolandosi ai giovani punk locali riuscì, quasi per caso, a documentare gli albori di quello che anni dopo verrà battezzato grunge: una moltitudine di influenze punk, hardcore, garage, metal, realtà differenti accomunate dal senso di ribellione e di insofferenza verso i modelli sociali e musicali dell'epoca. Anni dopo, Lavine torna a Seattle da artista affermato,come fotografo ufficiale del nuovo "movimento", già trasformato - a dispetto dei suoi stessi attori - in fenomeno di marketing a uso e consumo dei media, dell'industria discografica, degli stilisti,che ne intuirono le straordinarie potenzialità commerciali.





Ora cerco di tornare indietro nel tempo. Avevo 9 anni quando uscì Nevermind dei Nirvana. Vaghi ricordi. Avrò modo di apprezzarlo più avanti.




Ricordo meglio quando due anni dopo,nella notte di Halloween del 1993 morì River Phoenix.



 Era il 31 ottobre.Lo stesso giorno in cui morì Federico Fellini. Phoenix divenne il James Dean degli anni '90. Un altro simbolo, come Kurt Cobain,della cosiddetta Generation X.

Già, la Generazione X.



Perché bisognava in qualche modo etichettare i figli del baby-boom, i nati a cavallo dal 1961 al 1981,un'espressione resa celebre dall'omonimo libro di Douglas Coupland, ad indicare una generazione senza identita', senza nulla di rilevante da dire.



La loro non e' auto-commiserazione, e' una forma di impotente rassegnazione al proprio destino universale di "sconfitti". Ed e' anche, ovviamente, un modo per esorcizzare quel destino.


Situazione di malessere generale che si riflette anche nel Bel Paese,dove possiamo vedere ancora oggi i risultati. Ma com'era l'Italia in quegli anni?
Dopo i fasti degli anni '80,l'Italia  era entrata agli inizi del decennio successivo in una transizione politica difficile.

Allo stato attuale lo scenario è simile a quel periodo.


I consumi degli italiani nel 2013 sono tornati ai minimi degli anni Novanta. I sentimenti che provano le famiglie guardando al futuro sono l'incertezza, il pessimismo e la paura, per colpa, in massima parte, del mercato del lavoro che è sostanzialmente fermo.

Sembra di essere catapultati indietro nel tempo.



Per alcuni gli anni '90 furono un periodo cupo e instabile, schizofrenico e particolare e che la musica del periodo rifletteva questo stato di cose.

Nonostante i segnali di distensione e con la fiducia nel futuro a seguito della caduta dell'Urss e la fine della Guerra Fredda.



Il trattato sull'Unione Europea,firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992, entrò in vigore il 1º novembre 1993.






Per altri invece  fu semplicemente la testimonianza di un mondo giovanile che stava cambiando per sempre, portando i giovani stessi e la cultura pop, in generale, in una nuova fase e in una nuova dimensione.

Il Grunge fu quindi una rappresentazione di quel periodo, più che un movimento.

Andava a raccogliere una larga fetta di popolazione giovanile, cresciuta con il culto dell’immagine degli anni ’80, in piena crisi da post reaganismo e alle prese con una grande recessione economica.


Pur essendo un' operazione di marketing che  stravolge il mondo della musica, Nevermind e' al tempo stesso una pietra miliare, divenendo uno dei simboli del grunge. 

Ma è l'inizio della fine.


La sua fine è diretta conseguenza della morte per suicidio della figura cardine, suo malgrado, dell'intero filone artistico, lo stesso Kurt Cobain, avvenuta nell'aprile del 1994.

Cobain era una persona semplice,non voleva essere una rockstar.

E invece divenne un mito.





Ripenso spesso a quegli anni, con nostalgia. Furono l'inizio della mia adolescenza.



A vent'anni di distanza appare come l'ultimo grande fenomeno culturale che il mondo ha conosciuto.


La moda del 2013 sembra puntare ad un revival del grunge: camicie in flanella, tartan,t-shirt semplici, jeans strappati, Converse o stivali. Una rivisitazione di quell'abbigliamento in chiave moderna.





Della serie, a volte ritornano..




giovedì 9 maggio 2013

HAPPY BIRTHDAY

Ebbene si. E' già passato un anno da quando decisi, finalmente,di aprire un blog.
Ci pensavo da tempo ma non lo feci mai. Almeno fino a quel  fatidico Mercoledì 09 Maggio 2012,quando entrai in questa piattaforma con l'intento di avere pure io il mio spazio personale. Confesso di non avere abbastanza tempo per dedicarmi in modo più assiduo alla gestione del blog, ma sto cercando di riprendere terreno.
Un anno al tempo di Internet vola. Si evolve alla velocità della luce.
I cambiamenti sono continui. Le mode vanno e vengono.
Specie in un periodo storico come quello attuale, dove gli eventi si susseguono rapidamente.
E' un mondo frenetico. Non possiamo fermarci un attimo.
D'altronde sono un aspirante copywriter.

The Italian Mad Men continua il suo viaggio nel mondo del marketing e della pubblicità. Non è una meteora.

Ricominciamo. A modo mio.

Ripartendo da dove tutto è iniziato.

Dal titolo del primo post:


NON IMPORTA CHI SEI,COSA VUOI O QUALI SONO I TUOI VALORI. l'UNICA COSA CHE CONTA E' COME TI VENDI

Festeggiamolo  così.

Buon compleanno

mercoledì 10 aprile 2013

L'ERRORE NON ESISTE, ESISTE L'ESPERIENZA

Questa frase l’ho appresa da un sacerdote, un innovatore che diceva: il peccato (o l’errore) non esiste, esiste l’esperienza.
E’ una frase che ho ripetuto spesso, prima a me stessa ed in seguito, sono state molte le occasioni in cui l’ho detta ad altri.  Il cambiamento raramente è indolore, soprattutto se c’è stato attaccamento alla situazione e dato che siamo umani, gli attaccamenti esistono… se non si é fatto un buon e gran lavoro su sè stessi.
Il cambiamento nasce sempre da una crisi, ce ne sono di tutti i tipi, esistenziale, mistica, sentimentale ecc. non tocchiamo l’argomento economia in questo post. La crisi é una situazione di disagio e mette in discussione tutto, è l’occasione per fare analisi su di noi sul passato ed é inevitabile riconoscere di aver fatto degli errori;  è allora che cominciamo a crearci i sensi di colpa, pensiamo che se ci troviamo a dover interrompere il modus vivendi, la causa siano stati gli errori commessi e che, se così non fosse, sarebbe rimasto tutto com’era… la famosa zona di confort… o siamo condizionati dal concetto di eternità?
Invece la meraviglia della vita è proprio il cambiamento.
Viene da pensare che sia troppo semplice vivere serenamente il cambiamento accogliendolo come fosse un evento normale, ma per l’essere umano sembra impossibile;  si crogiolerà nei sensi di colpa e soprattutto soffrirà perchè non ha compreso che il cambiamento è un’opportunità.
Conosciamo bene la Lezione della Farfalla, (link) siamo ancora ad un livello in cui dobbiamo fare uno sforzo per progredire ma l’esistenza ci presenta occasioni di cambiamento, questo avviene quando è in noi che matura la necessità di fare un salto evolutivo e scegliere spetta a noi, la sofferenza ci sarà comunque, sia che intraprendiamo il cambiamento, sia che manteniamo il modus vivendi, ma il primo ci porterá a fare un passo in più nel nostro percorso e ci porterà benedizioni. L’esistenza mi ha onorata della sua attenzione, grandemente onorata e posso dirne solo bene, ho sperimentato che le sofferenze più grandi sono quelle che viviamo rifiutando l’esperienza e resistendo al Cambiamento.
Patrizia di Visione Alchemica
Quello che dobbiamo cambiare non è il “non fare errori”, ma il “cambiare atteggiamento” di fronte agli errori.
Quando facciamo questo e consideriamo l’errore per quello che è: esperienza, allora progrediamo. Quando invece non accettiamo gli errori allora ne facciamo uno ulteriore: ci crediamo perfetti. Ci crediamo Dio. Ebbene, no, non lo siamo.
Eda coaching
Devi sempre avere FIDUCIA in te stessa, non smettere mai di CREDERE IN TE nelle tue capacità, nella tua FORZA!
Anche quando sembra che la tua nave stia affondando, anche quando è già affondata.
Forse non lo sai ma tutti i tesori sono nascosti giù, nel profondo del tuo mare, chiamato cuore!
Volerti bene è la causa di ogni possibile Successo! Ogni volta che sei confusa o smarrita, non avere il timore di ripartire da zero.
Ciò che hai seminato nell’esperienze precedenti, è già scritto in te e ti sostiene in ogni nuovo inizio!
E se e’ vero che la VITA ti ridà moltiplicati i frutti dei semi che hai seminato… non aver paura di donare i tuoi sorrisi, sempre!
Ti verranno ricambiati in GIOIA!
Stefania


fonte: frasiaforismi.com

venerdì 1 marzo 2013

LE COSE CHE POSSIEDI ALLA FINE TI POSSIEDONO




La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono. Siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né uno scopo né un posto. Non abbiamo la grande guerra né la grande depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita. Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene.

Respingo i principi base della civiltà, specialmente l'importanza dei beni materiali.



Da queste finestre vedremo il crollo della storia della finanza. Un passo più vicini all'equilibrio economico.



Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei la macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca, sei la canticchiante e danzante merda del mondo!




Prima regola del Fight Club: non si parla del Fight Club. Seconda regola del Fight Club: non dovete parlare mai del Fight Club. Terza regola del Fight Club: se qualcuno si accascia, è spompato, grida basta, fine del combattimento. Quarta regola del Fight Club: si combatte solo due per volta. Quinta regola del Fight Club: un combattimento alla volta. Sesta regola del Fight Club: niente camicia, niente scarpe. Settima regola del Fight Club: i combattimenti durano tutto il tempo necessario. Ottava regola del Fight Club: se è la vostra prima sera al Fight Club, dovete combattere.


Quando stai per morire la gente ti ascolta invece di aspettare il suo turno per parlare. E quando qualcuno ti parla, non ti sta cacciando balle. Quando chiacchierate, costruite qualcosa e dopo siete tutt'e due diversi da prima".

Le cose che possiedi alla fine ti possiedono.


Questi sono alcuni dialoghi,anzi,monologhi,tratti da uno dei miei film preferiti ,Fight Club.



L’opera del regista di Seven, David Fincher, arriva sul grande schermo nel 1999 basato sull’omonimo romanzo dello scrittore statunitense Chuck Palahniuk, diventando in pochissimo tempo un film cult per gli amanti del genere. Scorretto politicamente parlando, nudo e crudo come il romanzo, il film entra nella mente assopita di ogni spettatore-consumatore per risvegliarlo e sbattergli in faccia con la violenza di un pugno sul naso la vera rappresentazione di un mondo post-globalizzato in cui l’individuo alienato esiste solo nella logica consumatore-produttore.
 
 
TRAMA




 

Il protagonista del film è lo stereotipo dello yuppie americano, incarnato da Edward Norton, in un dipendente di una grossa compagnia assicurativa. La frustrazione per un lavoro noioso e altamente ripetitivo ( celebre la frase
 

‘Se ti svegliassi a un’ora diversa in un posto diverso, ti sveglieresti come una persona diversa?’) insieme al costante jet lag, lo porteranno a soffrire d’ansia e d’insonnia, rendendogli la vita impossibile. In questa condizione di dormiveglia costante, dove tutto sembra la copia di un copia, e il reale si confonde con l’onirico, il protagonista trova la soluzione all’insonnia nei gruppi di sostegno, dove la sua sofferenza interiore sembra un’inerzia rispetto ai mali incurabili dei soggetti presenti. La sua piccola valvola di sfogo, la sua isola felice. Durante un causale viaggio di lavoro sull’aereo il protagonista incontra un quantomeno eccentrico ‘produttore di sapone’ di nome Tyler Durden, che durante il volo spiega come mescolando parti uguali di succo d’arancia glicerina e benzina si possa fare in casa il napalm. Di ritorno dal lavoro, un giorno come un altro l’esplosione del loft super accessoriato del protagonista farà di fatto crollare ogni sua certezza, costringendolo a cercare qualcuno in grado di poterlo ospitare e consolare. Tyler sarà la soluzione e con l’ideazione dei circoli della lotta clandestina negli scantinati dei bar, i cosiddetti Fight club, arriverà la svolta in un nuovo stile di vita che lo renderà una ‘persona nuova’.
 

ANALISI

 

L’abilità di Fincher sta nel saper trasformare un grande libro in un ottimo film. C’è davvero poco da poter migliorare nella rappresentazione dell’opera di Palanhiuk, eppure il regista ci riesce a pieno già nella scelta degli attori, idealizzando e visualizzando nella coppia Brad Pitt-Edward Norton la perfetta incarnazione di Tyler Durden. Il primo, si trova perfettamente a suo agio nel ruolo di un schizzato leader di un progetto anarchico che va oltre il semplice venir alle mani. Invece Norton veste alla perfezione i panni di un goffo e impacciato personaggio che si evolve in maniera netta nel corso della pellicola. La rappresentazione complessa e duplice di Tyler Durden riesce a trovare la sua reale posizione nel mondo solo attraverso il coraggio di lasciarsi trasportare, di lasciarsi andare in quello che realmente ognuno di noi vorrebbe essere.

 

Il Fight club, la lotta negli scantinati, rappresentano la valvola di sfogo per l’enorme mole di uomini frustrati e divorati dal sogno dell’American way of life, tanto promosso quanto irrealizzabile dal consumismo imperante dettato dalla società.
 
In tema di marketing possiamo evincere che:

La moda è il primo dei tre settori messo in discussione esplicitamente:

Vengono citate marche di un certo prestigio come Gucci, Calvin Klein e Tommy Hilfiger. La moda è uno dei canali di comunicazione più importanti tra il mondo dei consumi e la cultura di massa e ha effetti significativi sui comportamenti individuali.
Ad un certo punto del film, Jack e Tyler iniziano a mettere in pratica atti di vandalismo, ma con le auto, se si presta attenzione, manifestano un atteggiamento selettivo: la prima è una Bmw e la prendono a mazzate, la seconda è una Ford e la risparmiano, mentre la terza, una Wolkswagen, viene nuovamente presa di mira.
Potrebbe esserci un messaggio dietro questo? l'accanimento nei confronti delle marche straniere si può associare allo stile consumistico che odiano i due, mentre la vecchia Ford non viene presa a mazzate, forse perchè rappresentava il ceto medio americano. Anche in altri film questo brand è rappresentato associato a persone e valori semplici.

Successivamente è preso di mira e fatto espoldere anche un negozio di computer, qui si nota immediatamente il marchio Apple.

Tirando le fila del discorso, una critica così ferrata al consumismo non sarebbe stata tale senza l'inserimento di marche e beni di consumo precisi. In questo caso quindi, non ci troviamo di fronte a un classico Placement che vuole stimolare l'acquisto di prodotti, ma al contrario. Per quanto la notorietà delle marche in questione rimanga garantita, l'atteggiamento dei consumatori nei confronti di queste, potrebbe essere messo in discussione data la valenza negativa associata al film.
Pensiamo a quanto il Product Placement sia in grado di influenzare i nostri acquisti, dal momento che si presenta in un contesto culturale ben preciso; infatti, da un lato si cerca di inserire i prodotti in modo da aumentarne la notorietà e dall'altro, tali schemi si basano sulla comunicazione di massa, pubblicità e cinema compresi. Insieme questi ultimi contribuiscono a trasformare nel tempo la cultura della società. Impensabile?
Nella società occidentale si può sostenere che la comunicazione di massa esercita un sostanziale influenzamento sul comportamento di consumo che va al di là degli effetti di campagne pubblicitarie, ma si tratta di un vero e proprio processo di ricombinazione culturale nel quale i media si scambiano concetti, simboli, personaggi, format ecc., allo scopo di confermare vicendevolmente i propri messaggi. (Turner, 1992).
Questo vale per oggetti e beni di consumo, ma soprattutto per stili di vita, valori e bisogni.

Ora introduciamo il concetto di Product Placement Culturale.

In questa prospettiva vengono considerati gli inserimenti che hanno a che fare con la cultura di una società: la possono esaltare, criticare oppure semplicemente descrivere. Sono quegli inserimenti che non potrebbero essere sostituiti da altri perché assumono un ruolo specifico all'interno della trama e della scena in questione.
 
Fight Club è stato ed è tuttora la rappresentazione di un disagio esistenziale profondo che caratterizza la società moderna.
La scissione del protagonista è, in percentuali ovviamente diverse per ognuno, la "scissione" di ciascuno di noi, condizionato a volte a reprimere i sentimenti e i propri bisogni sull'altare delle convenzioni di una società che fa della competizione esasperata uno dei suoi valori fondanti.
Per difenderci dall'angoscia, ognuno di noi si crea un falso Sé (Winnicott 1971) che più o meno ci condiziona.
L'estremo, rappresentato in questa pellicola, può rappresentare il nostro lato più profondo e primitivo, con il quale è sempre bene essere in dialogo profondo.
Vedere Fight Club è un po' iniziare a riflettere sul Tyler Durden che è in ognuno di noi.

Fight Club a mio avviso è un film che descrive in modo molto realistico il vissuto di una persona che è sull'orlo della rottura psicotica.
Al di là della teatralizzazione del "doppio" Tyler, l'angoscia esistenziale che il protagonista prova e lo scollegamento dei suoi sentimenti sono tipici di molti pazienti pre-psicotici che iniziano ad avvertire una atmosfera delirante nel mondo che li circonda, laddove qualcosa si profila come minaccioso, ma è impossibile ancora capire dove si annidi il pericolo.
Credo che ogni psicologo che si interessa al mondo delle psicosi possa trarre spunti interessanti dalla vicenda dello sfortunato impiegato del film.

Altro spunto di utilizzo potrebbe essere quello legato alla comprensione delle dinamiche che sono alla base della gestione della rabbia degli individui, soprattutto adolescenti, di fronte ai limiti e alle barriere imposte dalla società.

Il film dipinge, a mio avviso, bene, la frustrazione e il senso di penosa inutilità di tante persone che si trascinano in un'esistenza che è in fondo vuota e senza scopi di vita.



Visti i tempi poi sembra un monito.

That's all folks

The Strummer
 

mercoledì 27 febbraio 2013

REALITALY 2




Dopo una campagna elettorale  caratterizzata dai sondaggi e dalle solite promesse e mantenuta ad un  livello mediatico a dir poco osceno,giusto per non smentirci agli occhi del mondo,segue la sbornia post voto,instant poll e via dicendo,sono arrivati i tanto attesi verdetti.
E che verdetti.

Alla fine i risultati confermano un sostanziale pareggio tra la coalizione del Cavaliere e quella di Bersani al Senato e la vittoria di un soffio del centrosinistra alla Camera, dove però la legge elettorale garantisce un premio di maggioranza blindato, pari a 340 deputati su 630. Risultato: da un lato la quasi certa ingovernabilità e dall’altro la sconfitta (in parte inaspettata,ma non troppo) del leader democratico, schiacciato dal successo del partito di Grillo e dalla rimonta televisiva di sua Emittenza.

La certezza che emerge quindi è l'ingovernabilità. Perché lo scarto tra le due coalizioni è minimo, sia alla Camera sia al Senato. Infatti, il centrosinistra, con uno scarto dello 0,36%, si è aggiudicato il premio di maggioranza e raggiunge 345 seggi. Solo 124.407 voti separano Pd-Sel da Pdl-Lega. La coalizione di Bersani ha ottenuto 10.047.507 voti, pari al 29,54%, contro i 9.923.100 del centrodestra (29,18%).
Dunque 340 seggi per il centrosinistra, 124 per il centrodestra e 108 per il movimento di Grillo. Clamoroso flop della Lista Monti, impantanata al 10,5% pari a 45 seggi.
Fuori dal Transatlantico Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, Fare per Fermare il declino di Giannino e Amnistia, Giustizia e Libertà.
Diversa la situazione a Palazzo Madama dove non c'è la maggioranza. Con il senatore del Pdl-Lega nord eletto in Trentino, la coalizione di centrodestra sale a 117 seggi a Palazzo madama, mentre lo schieramento di centrosinistra si assesta a quota 123. Terzo grande partito è il Movimento 5 Stelle con 54 seggi ottenuti, segue la Lista di Mario Monti con 19.

 Riepilogando:

Camera

Coalizione di centrosinistra, Pierluigi Bersani: 29,5% - 340 seggi. Di cui: Pd 25,4% - 292 seggi; Sel 3,2% - 37 seggi; Centro Democratico 0,5% - 6 seggi; altri 0,4%- 5 seggi.
Coalizione di centrodestra, Silvio Berlusconi:29,1% - 124 seggi. Di cui: Pdl 21,6% - 97 seggi; Lega Nord 4,1% -18 seggi; Fratelli d'Italia 2% - 9 seggi; altri partiti tra lo 0,6 e lo 0,1% - nessun seggio.
Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo: 25,5% - 108 seggi.

Coalizione di centro, Mario Monti: 10,5% - 45 seggi. Di cui: Scelta Civica 8,3% - 37 seggi; Udc 1,8% - 8 seggi; Fil 0,5% - nessun seggio.
Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia: 2,2% - nessun seggio.
Fare per fermare il declino, Oscar Giannino: 1,1% - nessun seggio.
Totale altri partiti e movimenti: 1,7% - nessun seggio.


Senato

Coalizione di centrosinistra, Pierluigi Bersani: 31,6% - 120 seggi. Di cui: Pd 27,4% - 105 seggi; Sel 3% - 7 seggi; Centro Democratico 0,5% - nessun seggio; Lista Crocetta 0,4% - 1 seggio.
Coalizione di centrodestra, Silvio Berlusconi:30,6% - 117 seggi. Di cui: Pdl 22,3% - 98 seggi; Lega Nord 4,3% -17 seggi; Fratelli d'Italia 1,9% - nessun seggio; Grande Sud 0,4% -1 seggio.
Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo: 23,8% - 54 seggi.

Coalizione di centro, Mario Monti: 9,1% - 18 seggi.
Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia: 1,8% - nessun seggio.
Fare per fermare il declino, Oscar Giannino: 0,9% - nessun seggio.
Totale altri partiti e movimenti: 1,8% - nessun seggio.


Ora tutti si chiedono: cosa succederà?

Difficile prevederlo.
La cosa più ovvia e che si vada abbastanza presto di nuovo alle urne. Ma non credo subito; penso non prima dell’estate 2014; anzi penso sia proprio quella la data.
E intanto chi governa?
Le ipotesi sono 2 : il governissimo (PD+PDL) o un governo a tempo appoggiato dal centrosinistra e con l’appoggio esterno dei grillini.
Il governissimo è la soluzione che vedo più impraticabile e che non auspico per nulla.
Credo sia impossibile che Bersani e Berlusconi si riescano a mettere d’accordo per un governo seppur temporaneo che faccia le riforme istituzionali. E poi sarebbe troppo un “inciucio” che penalizzerebbe entrambi gli schieramenti e farebbe davvero scatenare il grillismo che nella prossima tornata potrebbe davvero prendere la maggioranza assoluta.
L’altra ipotesi è che Bersani, conscio che le elezioni non le ha vinte e non può fare un governo pienamente suo, riesca a fare un’intesa con i grillini, accettando pressoché tutte le loro richieste di riforma istituzionale (diminuzione dei parlamentari, taglio drastico dello stipendio, ecc.) e in cambio abbia l’appoggio esterno per un governo temporaneo che ci porti quanto prima (l’anno prossimo) alle elezioni.
Un governo temporaneo che ovviamente potrà fare poco dal punto di vista economico,visto che su questo punto sarà ancora più difficile fare un’intesa con i grillini, ma che in gran parte gestirà l’ordinaria amministrazione.
Tutto molto complicato, ma non vedo altre soluzioni praticabili



Alla prima crisi di governo,rimescoliamo le carte.

Cosa cambierà? Chi governerà?Per quanto?  Manterrà le promesse?E' in buona fede? Lo voto perchè è il meno peggio??

Tranquilli.

Non cambierà niente.

Grazie del consenso.



mercoledì 16 gennaio 2013

PILLOLE DI SAGGEZZA Parte 1

Parliamo della vendita. Attraverso un film.  Nella versione italiana è intitolato "Americani
(titolo originale: “Glengarry Glenn Ross“) del 1992.

Film che si svolge praticamente tutto all'interno di un ufficio.
Gli attori devono fare la loro parte alla grande per far si che non diventi noioso,cosi' come la sceneggiatura,ed entrambi i componenti sono di livello altissimo.Jack Lemmon stratosferico nel suo personaggio "disperato" e invidioso delle capacita' di venditore di Al Pacino.Parla spesso da solo,dimostra tutta la sua insicurezza pur provando comunque a chiudere i benedetti contratti e non farsi licenziare.Al Pacino e' quello "riuscito nella vita".Sa come comportarsi coi clienti,esprime tutta la sua sicurezza e anche un po' di "spocchia" perche' saprebbe vendere il ghiaccio agli eschimesi. Kevin Spacey fa alla grande la sua parte.La trama fa vedere quanto la disperazione puo' portare un uomo a compiere azioni che in condizioni normali non avrebbe compiuto.L'ufficio e' il campo di battaglia e vale tutto pur di "salvarsi la pelle".Anche le sicurezze piu' fondate verranno messe alla prova.

I dieci minuti di Alec Baldwin che fa il famoso discorso ai dipendenti della ditta vale da solo tutto il film.


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Il personaggio di Baldwin, che si presume sia “il cattivo” della storia, si rivolge ad una stanza piena di tizi, suoi colleghi, dando loro una bella lavata di capo, avvisandoli che sarebbero stati licenziati tutti se non avessero fatto firmare i contratti ai contatti loro assegnati.

Blake, il personaggio di Baldwin, dice testualmente:

“Sei una brava persona? Non me ne frega un ca**o. Un buon padre? Vaf*an*ulo a casa tua a giocare con i ragazzini. Volete lavorare qui? Chiudete i contratti!”

 
 
 
 
 


 
 
Blake è un sociopatico brutale, rude e borderline. Ed è certamente l’espressione più sincera e accurata di ciò che il mondo si aspetta da te. La differenza è che, nel mondo reale, le persone considerano così sbagliato parlarti in questo modo che preferiscono permettere che tu continui a fallire.
Questa scena mi ha cambiato la vita. Ci programmerei la sveglia ogni mattina con quel discorso, se sapessi come fare. Alec Baldwin ha ricevuto una nomination all’Oscar per questo film e questa è l’unica scena in tutto il film in cui compare il suo personaggio!
Come hanno potuto notare le persone più intelligenti, la genialità di questo discorso sta nel fatto che una metà delle persone che guardano questa scena pensano che il punto sia: “Wow, cosa deve essere avere un capo così bastardo“. L’altra metà pensa invece “Diamine si, andiamo fuori a vendere qualche maledetta casa”.
 
 
O, come afferma il blog “the Last Psychiatrist”:


                                           the Last Psychiatrist


"Se voi foste in quella stanza, alcuni di voi capirebbero che si tratta pur sempre di lavoro, ma si nutrirebbero dell’energia del messaggio in ogni caso, come se fosse l’insegnamento di un mentore, pensando “questo tizio è fantastico!”; altri la prenderebbero invece sul personale: “questo tizio è un cretino, non ha nessun diritto di parlarmi in questo modo” oppure, con una mossa tipica del narcisista che incontra un potere più grande, in silenzio rimuginerebbero e fantasticherebbero su come trovare delle informazioni sul suo conto che ne svelino l’ipocrisia. Che soddisfazione"
 


 
Questo estratto viene da una critica approfondita degli “hipster” e del perché sembrino avere così tanti problemi nel trovare un posto di lavoro (questa mia sintesi non rende giustizia all’articolo, leggilo tutto per saperne di più), ed il punto pare essere la differenza fra questi due atteggiamenti: il sentirsi motivato contro il sentirsi offeso, cosa che determina in larga misura se avrai o meno successo nel mondo.
Ad esempio, alcune persone risponderebbero al discorso di Blake con la frase di Tyler Durden, interpretato da Brad Pitt, rivolta a Edward Norton  nel film “Fight Club”: “Tu non sei il tuo lavoro”.
Beh, si, hai ragione. Certo, il tuo “lavoro” e il tuo impiego potrebbero non essere la stessa cosa, ma in entrambi i casi tu non sei niente più della somma delle tue competenze utili. Per esempio, essere una buona madre è un lavoro che richiede una competenza. E’ qualcosa che una persona può fare di utile ad altri membri della società.
Ma senza ombra di dubbio, il tuo “lavoro”, ciò che di utile puoi fare per gli altri, è tutto ciò che sei.







C’è una ragione se i chirurghi sono più stimati degli scrittori umoristi. C’è una ragione se un meccanico è più stimato di un senzatetto. C’è una ragione se il tuo lavoro diventa la tua etichetta se la tua morte fa notizia (“calciatore muore a 37 anni per omicidio/suicidio”). Tyler ha detto “Tu non sei il tuo lavoro”, ma ha anche fondato e diretto un’azienda di sapone ed è diventato il capo di un movimento sociale e politico internazionale. Lui era totalmente il suo lavoro.



FONTE:  http://networkmarketer.it/6-crudeli-verita-che-ti-renderanno-una-persona-migliore-parte-seconda



Questo discorso non è tanto ispiratore ed è forse un modo negativo di motivare, ma colpisce a fondo come un pugno sullo stomaco, senza mezzi termini ed è dedicato a tutti coloro che hanno bisogno di reagire all'inerzia.


Più avanti parlerò meglio anche di Fight Club


giovedì 10 gennaio 2013

REALITALY





Berlusconi preso a pallonate dal duo  Santoro e Travaglio nella tana del lupo riesce a mantenere la sua faccia di bronzo ben intatta,trovando modo di uscirne incolume, o perlomeno, limitando i danni e mantenendo il tipico sorriso nazionale.
Domande concordate da prima. Ovviamente.
L'esperimento di un confronto serio è svanito subito. Il contraddittorio moderato ha lasciato spazio alle battute e alle frottole che si sono avvicendate a gò gò.
Il solito,prevedibile,monologo del Cavaliere.
Travaglio ci ricorda per l'ennesima volta di quanti processi ha avuto Berlusconi, ma lui sembra fregarsene. Anzi, se ne sempre fregato.Poi lo scontro con Travaglio. E l'intervento di Santoro a placare gli animi. Il reality show è finito.
Quello che è andato in onda a Servizio Pubblico è stata di una squallidità incredibile. Un teatrino grottesco e irreale.
Hanno trasmesso un messaggio preciso.Pessima comunicazione da ambedue le parti.
Gli attori se la ridono e se la cantano come e quanto vogliono senza arrivare al dunque.  Dal primo all'ultimo. C'era da aspettarselo.
Questa è l'immagine che diamo all'estero.Questi sono i nostri politici. Questi sono  i nostri giornalisti.
Qua non si fa a gara a distinguere tra chi ha vinto e chi ha perso.
Qua c'è in gioco il futuro di un Paese,l'Italia, reso ormai come un Paese ridicolo,quella di ieri ne è stata la conferma.
Si è celebrata l'inizio della fine della carriera politica di Berlusconi,uscito di scena lanciando  una perla di saggezza come consiglio ai ragazzi presenti nel pubblico. Stucchevole.
Smantellato Sua Emittenza, Santoro e Travaglio hanno spianato la strada alla mina vagante di queste elezioni.
Colui che usa un linguaggio colorito e diretto alla Bossi prima maniera. Colui che dopo vent'anni si presenta sulla scena nazionale come la speranza per il Paese.
Sembra lo stesso scenario del '94: allora venne spazzata via la vecchia classe politica con lo scandalo di Tangentopoli,ed entrò l'uomo della provvidenza.
Sappiamo tutti com'è andata a finire.
Analogamente la storia si ripete al giorno d'oggi.
Ma pochi se ne sono accorti.
Grillo,come Berlusconi agli esordi,cavalca l'onda degli scontenti,i delusi da quel vecchio modo di fare e concepire la politica.
Colpa della crisi,del malessere generale.
Della sfiducia verso il futuro.
C'era bisogno di rinnovare,cambiare i modi. Quale occasione migliore per entrare in scena.
In pratica è un passaggio di consegne.
Cambiano gli attori ma la regia non cambia, è sempre la stessa.
Si fa portavoce di un cambiamento,promettendo di risollevare le sorti della nazione. Ne dubito. Ma staremo a vedere,diamogli tempo.


Concludo con alcune precisazioni:

Andare a votare pensando di avere uno strumento democratico a disposizione per cambiare le cose  equivale ad avere l'illusione di saper volare. Se davvero fosse mai stato decisivo, in tutta la storia, o peggio ancora, pericoloso,per i governanti dare in mano ai cittadini questa temibile possibilità, non lo avrebbero mai fatto.

E tornando alla constatazione di prima in merito al fatto su chi abbia vinto o meno la sfida televisiva, non esprimo nessun parere.

L'unica cosa evidente è che quelli che hanno perso siamo stati noi.

Ancora una volta.


The Strummer

The future is unwritten

FAI LA COSA GIUSTA

Mi piace scrivere. Mi è sempre piaciuto. Da piccolo ero quello che prendeva i voti più alti nei temi,roba che la maestra lo  leggeva  al resto della classe,per intenderci. E ne andavo fiero.
Con il passare degli anni ho mantenuto lo stesso trend, scrivendo sempre meglio.

Essendo sempre più aggiornato,riuscivo con disinvoltura a prendere le informazioni  contenute nella mia memoria e ad argomentare in modo preciso,spaziando da una riflessione precisa ad una citazione famosa,dando sfoggio di una certa preparazione.
Ovviamente si andava pure fuori tema,ma la qualità e i contenuti erano notevoli.
Il segreto?Avevo molta fantasia.Usavo la penna come un pittore.In modo originale.
Ora sembra che si sia perso l'uso di scrivere a mano. Ma non del tutto.
Se non scrivo a mano non riesco a pensare, le parole mi si bloccano ed i pensieri non scorrono.
Ammiravo gente come Hunter Thompson, Jack Kerouac, dei geni.
Mi vedevano come un futuro giornalista, ma non lo diventai. Peccato.Preferisco fare il copywriter.
Ammiravo tanti altri autori,stilisticamente differenti.

E sapevo di avere uno stile tutto mio.
Lo stile è qualcosa di unico e innato.
O lo si ha o meglio lasciar perdere,niente da fare.
Ogni persona ha un suo proprio stile di vita che manifesta nel modo di pensare, nel modo di parlare e scrivere, negli atti che compie, nel modo di vestire, ecc.
Questo stile, che non è mai definitivo, ma in continua evoluzione, rappresenta la sintesi del rapporto storico della persona con l'ambiente. Esso è, sì, in parte condizionato dall'indole naturale del soggetto, dal suo temperamento, ma sostanzialmente si va formando in stretto rapporto con le sue esperienze esistenziali e, quindi, in stretto rapporto con l'ambiente in cui nasce e vive, con gli studi che compie o non compie, con i mezzi materiali di cui dispone, ecc.


Ci sono persone che parlano e scrivono correttamente, in modo forbito, perché hanno cultura, ed altre che si esprimono volgarmente o perché non hanno cultura o perché si omologano al linguaggio medio,di livello mediocre.

Parlare e scrivere bene è meglio che parlare e scrivere male, come in tutte le attività della vita, che valgono di più se svolte bene. Inoltre diciamo che presentarsi per quello che si è, è la prima forma di rispetto che dobbiamo avere per noi stessi, è il segno che almeno noi ci accettiamo per quello che siamo.

Lo stile va supportato dal talento.
Nella vita come nello sport.
Maradona aveva talento.
Meglio ancora. Maradona era di un altro pianeta.
Unico.
Definiamo talento l’inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività senza particolare sforzo.

Più il tuo stile è autentico e più si avvicina al tuo talento, anzi diventa l'espressione del tuo talento.

Ma bisogna metterlo in pratica.




La cosa più triste nella vita è il talento sprecato. Puoi avere tutto il talento che vuoi,ma se non fai la cosa giusta, non succede niente.






Discorso di Robert De Niro al figlio, nel film BRONX

giovedì 3 gennaio 2013

VERSO IL 2013 Parte 2

Per quanto riguarda il marketing e le nuove opportunità per il business, specie a  livello di Social Media Marketing il 2012  ha visto alla luce realtà come le Global Brand Page di Facebook, le pagine aziendali di Pinterest e i LinkedIn Ads.

Ecco come il Web può diventare sempre più influente:




Il voler far giungere ai propri clienti un’offerta tempestiva ovunque loro si trovino e nel momento esatto in cui quell’opportunità potrebbe trasformarsi in un acquisto – e quindi per l’azienda in una vendita – è la più grande sfida lanciata oggi dai canali interattivi e digitali.
La comunicazione avverrà sempre più in tempo reale. Il marketing sarà sempre più  attento alle dinamiche social, in ottica di business. 


Curare la gestione delle relazioni con i clienti. (Customer relationship management)
In una impresa 2.0 è assolutamente fondamentale che il cliente sia messo al centro. La conoscenza dei suoi pareri, la necessità di nuovi servizi, la risoluzione dei suoi problemi, ha un effetto benefico sul business dell'azienda.Ogni canale di marketing impiegato dalle aziende dovrà provvedere a una maggiore integrazione con i Social Media. Da qui la nascita del Social CRM.


Migliorare la  Gamification: significa utilizzare meccaniche e dinamiche di gioco come punti, livelli, reward, missioni e status all’interno di contesti non gaming per creare engagement e risolvere problemi. Uno strumento in grado di agire visceralmente sugli istinti umani, spingendo spesso gli utenti, ora giocatori, a modificare le proprie abitudini all’interno di un sistema reso “more fun”. La gamification permetterà alle aziende di produrre contenuti interattivi che consentiranno agli utenti di collegare il sentimento  positivo del gioco al valore di marca del brand.


Puntare maggiormente a tecniche di  Inbound marketing. L’obbietivo dell’inbound marketing è fare in modo che sia l’utente a cercare l’azienda.
Invece di infastidire le persone con annunci televisivi, si possono creare video che potenziali clienti vogliono vedere. Invece di acquistare spazi pubblicitari nelle pubblicazioni cartacee, si può creare un blog che i potenziali clienti sottoscrivono e seguono. Invece di fastidiose chiamate telefoniche a qualsiasi ora, si possono creare strumenti e contenuti che suscitino l’interesse dei clienti che chiameranno per ricevere maggiori informazioni. 
A maggior ragione gli esperti prevedono un aumento degli investimenti di tipo Inbound per creare contenuti che stimolino la domanda e generino traffico, leads e conversioni.



 Lo scenario futuro vedrà   SEO e i Social Media  strategicamente integrati seguendo la regola  della creazione di contenuti qualitativamente rilevanti. Gli algoritmi si adeguano quindi all'influenza dei social media.



La qualità dei contenuti sarà FONDAMENTALE. Non servirà solo generare  contenuti per un determinato contesto.Bisogna  investire in Content Curation:l’attività di selezione, aggregazione e proposta di contenuti rilevanti per le persone di una community. In modo da far nascere vere e prorie  storie  personalizzate sulle quali creare contenuti che contribuiscano a rafforzare l’identità dei marchi.


"Il reale valore nel terzo millennio delle aziende e dei manager che le dirigono, non sarà il fatturato che essi producono, bensì il numero e la qualità delle relazioni da essi instaurati con i propri target interlocutori e di riferimento interni ed esterni"
Jeremy Rifkin

Presidente di The Foundation on Economic Trends