giovedì 30 agosto 2012

AGOSTO 2012 PARTE 2

La crisi della pubblicità italiana? Tutta colpa dei pubblicitari italiani.
 
 
 
 
(pubblicato su Terra di agosto 2012)



Le agenzie di pubblicità globali che gestiscono in Italia la quasi totalità del mercato della pubblicità, sia dal punto di vista dei messaggi che degli spazi pubblicitari vanno male, anzi: malissimo. Oltre tutto, i fatturati delle multinazionali vengono ovviamente consolidati nei paesi in cui hanno sede i rispettivi quartier generali, e vanno a beneficio dei loro azionisti.


Vista poi, la crisi verticale della stampa italiana, della radio italiana, nonché della tv italiana, sia pubblica che privata, neppure dal punto di vista dei fatturati derivanti dalla raccolta pubblicitaria si può parlare di pubblicità made in Italy. Gli investimenti su Sky, per esempio, vanno al monopolista australiano del satellite, mentre gli investimenti sul web vanno a vantaggio di player come Google o Facebook.

Mentre AssoComunicazione, l’associazione che rappresentata le agenzie di pubblicità, non riesce a tenere quest’anno il suo rituale convegno e lo rinvia a data da destinarsi, il convegno che Upa (l’associazione degli industriali che investono in pubblicità) ha tenuto a Milano nei giorni scorsi è stato una delusione.

Una lamentela qui sul ritardo degli investimenti sulla banda larga; una contumelia lì su i diritti di negoziazione; un ammiccamento colà sulla funzione del servizio pubblico radiotelevisivo, ma niente di più. E di più significava tracciare una corsia preferenziale per le aziende italiane, per fare in modo che la pubblicità nel suo complesso possa essere un nuovo starter per la ripresa.
In effetti, la situazione richiederebbe un salto di qualità degli utenti italiani di pubblicità, delle agenzie, delle concessionarie, degli editori: per governare codesta crisi bisognerebbe guidare il cambiamento, non soltanto subirlo o, peggio, ricamarci intorno. Manca concretezza, e quando manca concretezza si fatica a leggere con chiarezza i segnali, i messaggi, le tendenze che si stanno muovendo.

Eppure, negli ultimi anni sono nate in Italia alcune agenzie indipendenti, spesso con eccellenti capacità non solo creative ma anche organizzative. Ma finché le aziende italiane non la smetteranno di “accodarsi” ai budget gestiti dalle multinazionali della pubblicità e non riprenderanno in mano il loro destino, le loro esigenze verranno sempre dopo i mega-budget globali.
Se la crisi è una grande occasione per sperimentare nuovi percorsi verso l’eccellenza, sta alle aziende italiane non sottovalutare le capacità delle agenzie di pubblicità italiane di nuova generazione, indipendenti dalle holding, quindi più agili, meno burocratiche, più vicine ai committenti. Potrebbe succedere che il made in Italy abbia finalmente creatività pubblicitaria gestita da agenzie made in Italy.



E questo non parrebbe davvero essere semplicemente un trend italiano. La campagna “Back to the start” di Chipotle che ha vinto il Grand Prix è la storia dell’azienda inglese che smette di produrre alimenti in modo industriale per tornare a una produzione di qualità, nel rispetto dell’ambiente, nel solco dello sviluppo compatibile.
A guardarla bene, questa dolce e soave campagna vincitrice del Grand Prix sembrerebbe una fantastica allegoria del ritorno al modo concreto, genuino, passionale, artigianale di fare pubblicità: fuori dai reticolati delle holding, dalle strettoie dei network internazionali c’è vita, passione, visione, capacità.
 
Che è tutto quello che serve alla rinascita della creatività pubblicitaria italiana.
 
 
 
fonte: http://consorziocreativi.com/blog/2012/08/24/la-crisi-della-pubblicita-italiana-tutta-colpa-dei-pubblicitari-italiani/

martedì 14 agosto 2012

RIVER PHOENIX






Oggi voglio andare totalmente fuori tema del blog e parlare di un attore simbolo di una generazione,la cosiddetta generazione X degli anni 90, morto nel 1993 all'età di soli 23 anni  e per molti paragonato a James Dean: River Phoenix



SCHEDA:  
Nome completo: River Jude
Cognome: Bottom in seguito Phoenix
Soprannomi: Rio,Riv,Rivie
Data e luogo di nascita: 23 agosto 1970 alle 12:03 PM in Metolius, OR
Data e luogo di morte: 31 Ottobre 1993 (Halloween), alle 1:51 AM in West Hollywood, Los Angeles, CA
Cause della morte: Collasso cardiaco per assunzione di speedball
Altezza: 1,85
Occhi: Verdi/grigi
Capelli: castani
Professione: Attore, musicista,cantautore

Relazioni ufficiali :

*Martha Carradine Plimpton (attrice)- dal 1986 al 1991 (cc)
*Suzanne Solgot (musicista) - dal 1991 al 1992
* Heather Graham (attrice)- flirt
*Samantha Mathis (attrice )- 1993


 Famiglia:

*Padre: John Lee Bottom aka Amram, nato 14 giugno 1947
*Madre: Arlyn Sharon (Heart) Dunetz aka Jochebed nata 31 Dicembre 1944

Fratelli e sorelle:

* Rain (Rainbow)aka Joan of Arc, nata il 21 novembre 1973 Attrice , musicista,cantante
*Joaquin (Leaf) Raphael, nato il 28 Ottobre 1974 - Attore,cantante
*Libertad Mariposa (Liberty Butterfly), nata il 5 Giugno 1976 - Attrice
*Summer Joy (Affleck) , nata il 10 December 1978 - Attrice,musicista,modella




 Nato a Madras piu esattamente a Metolius,Oregon 23 agosto 1970
Morto a – Los Angeles, 31 ottobre 1993 è stato un attore statunitense.







Considerato dalla critica fra i più promettenti della sua generazione,tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta,ebbe però la carriera tragicamente stroncata dalla morte prematura,avvenuta a soli ventitré anni.
Il padre John Bottom è un carpentiere di origine californiana,cattolico; la madre Arlyn Dunetz è una segretaria nata nel Bronx da genitori ebrei ortodossi. I due alla fine degli anni sessanta si uniscono alla setta dei Children of god detta cog (accusata in seguito di violenza sui minori,sfruttamento del lavoro minorile,fornicazione,adulterio,pedopornografia,incesto,spaccio di lsd anche tra minori) diventano missionari e iniziano a viaggiare attraverso il Sud America,per tornare negli Stati Uniti solo nel 1977. Di lì a poco cambieranno ufficialmente il cognome di famiglia in Phoenix, in riferimento all'araba fenice,l'animale mitologico che rinasce dalle proprie ceneri. Il primogenito della coppia vede la luce a Metolius,Oregon, cinque miglia a sud di Madras. I genitori gli impongono il nome di River (= fiume), ispirandosi al fiume della vita del romanzo Siddharta di Herman Hesse. Il secondo nome, Jude, deriva invece dalla canzone dei Beatles,Hey Jude .John e Arlyn avranno altri quattro figli: Rain, Joaquin, Liberty e Summer,quasi tutti poi entrati nel mondo del cinema sulla scia del fratello maggiore. Joaquin, che inizia la carriera con il nomignolo di Leaf, è il più affermato.
River cresce in povertà abituato con la sorella Rain a suonare per strada per racimolare qualche soldo per la famiglia in case fatiscenti e prive dei piu normali servizi igienico-sanitari.


 River Phoenix ad un anno è stato portato dalla sua famiglia a Crockett in Texas dove i genitori si sono uniti ad una setta religiosa chiamata “Children of God” (i bambini di dio,più comunemente cog). Il leader di questa setta religiosa era Moses Berg un uomo depravato conosciuto dalle autorità per avere stuprato le sue due bambine. Moses stilò un vademecum che ogni adepto della setta doveva rispettare in pieno,questo andava dal fare sesso dai quattro anni alle orge con altri adepti alla fornicazione alla “pesca delle vergini” che consisteva in sedurre e stuprare ragazze vergini sotto gli occhi degli altri adepti e di Moses stesso,a fare sesso con i propri consanguinei fratelli,genitori ecc..
Inclusi anche violenze psicologiche e corporali nonché lavoro minorile,uso di lsd e alcool e punizioni corporali. .
Il padre di River in questa setta era l’arcivescovo vale a dire un gradino sotto il leader maximo.
I Phoenix erano considerati tra gli adepti più entusiasti e osservatori delle regole ed erano molto cari a Moses. River dichiarò pubblicamente nel 1991 alla rivista americana Details di avere perso la verginità a quattro anni e mezzo e di avere subito violenza sessuale fino ai dieci anni,quando i genitori,dopo avere litigato con Moses,si trasferirono in Venezuela aprendo altre succursali della setta. Quest’intervista che River rilasciò per il Details suscitò parecchio scalpore all’epoca ma River fu costretto in seconda mandata a ritirare tutto dicendo che si era inventato tutto e che di vero non c’era nulla. In realtà subito dopo la sua morte avvenuta nel 1993 si aprirono parecchi processi agli adepti della setta e venne fuori che era tutto tristemente vero. Il figlio illegittimo di Moses, Davito ,si tolse la vita dopo avere sparato alla donna che lo stuprò per tutta l’infanzia all’interno della setta e fece una serie di video che spiegavano il suo gesto e ciò che accadeva all’interno del culto (i video si trovano su youtube). Il prete che officiò il funerale di River Phoenix ebbe a che fare con il culto quando non si sapeva ancora nulla su di esso e dichiarò che River Phoenix insieme ad altri bambini subì violenza sessuale per tutti gli anni della sua infanzia. River e sua sorella Rain da bambini,secondo gli insegnamenti della setta cantavano e suonavano per strada tutto il giorno per racimolare denaro che veniva dato ai genitori. River nell’ultimo periodo della sua vita stava rivelando a tutti ciò che gli successe all’interno della setta. il regista di “Dark Blood” l’ultimo film di River,non portato a termine,disse che River gli rivelò che sua madre violentò parecchi bambini (omise di dire che violentò anche lui,secondo gli insegnamenti della setta infatti vi era un giorno alla settimana in cui i bambini,dormivano con i genitori facendo sesso con loro), la madre di River quando il regista di “Dark Blood” le chiese spiegazioni,disse che il pene di suo figlio era cosa di tutti e che tutti potevano usufruirne come meglio credevano. Tutto questo è rintracciabile sull’intervista video a Sluitzer per il film Dark Blood e sul libro in “Search of River Phoenix- The Truth Behind The Myth” - di Lawrence Barry. Considerato ad oggi,uno dei libri più attendibili scritti sulla vita di River Phoenix. I Children of God dopo i processi agli adepti vennero sciolti e si fusero in altri nomi ed altre sette ma esistono ancora oggi. Moltissimi membri si suicidarono,altri presero l’aids per le violenze subite,altri ancora vennero fatti passare come suicidi ma sono morti a ben guardare molto strane per lo più per overdose e incidenti stradali tutte di giovani tra i trenta e i quarant’anni. La figlia di Berg venne rinchiusa in un ospedale psichiatrico e Berg morì nel 1994 in circostanze ancora poco chiare.
L’attrice Rose Mc Gowan dichiarò di essere stata nei Children of God,cresciuta come River lì nello stesso periodo per volere dei genitori adepti della setta e disse che lui subì delle violenze atroci che a lei furono, in parte, risparmiate, questo perché i genitori la tutelarono un po' di più visto che iniziò la vita sessuale nella setta a quattordici anni…

River Phoenix dichiarò che “quella gente pericolosa rovina la vita delle persone” e che doveva essere fermata. Nelle sue canzoni spesso si fa riferimento a “pegni da pagare” o “ persone intrappolate” – Un angelo caduto è stato messo in trappola,dovrebbe essergli concessa una chiamata- è il respiro del leone ad alitare sul suo collo- ( da varie indagini si è scoperto che la figura del Lion è associata a Berg da lui stesso nei disegni che faceva per la setta – anche questo è documentabile facendo una ricerca sui Children of God). La notte in cui River morì per tutto il 1993 e anche oltre i media parlarono di uso di ghb (droga che si prende per via orale sciolta in un bicchiere e che andava per la maggiore proprio all’inizio degli anni novanta ) e di morte per omicidio. Con l’avvento del web si sentì parlare invece di sniffo e di eroina e cocaina e del fantomatico speed ball,otto volte superiore la media di uno normale. La persona che era con River quando inziò a sentirsi male era il leader dei Red Hot Chili Peppers John Frusciante,amico intimo di River come anche Flea,che ai primi sintomi gli rilasciò tre valium che River prese tutti insieme senza acqua e poi scappò . Di John non si seppe più nulla per un lungo periodo di tempo dopo questa notte- I valium che John diede a River (immaginando si trattasse di overdose da cocaina o eroina,gli accelerarono il processo portandolo più o meno velocemente alla morte). Nessuno dei presenti quella notte fece nulla per chiamare un soccorso che distava venti minuti dal locale Viper Room (l’ospedale più grande di Los Angeles il Sinai Medical Center),e anzi,venne detto da qualcuno al buttafuori del locale che si trattava di un semplice malessere passeggero e che non era il caso di fare nulla. River morì dopo otto minuti e mezzo in cui nessuno dei presenti mosse un dito, dopo atroci convulsioni e il vero e proprio scoppio del cuore. Quando si rese conto che la situazione stava sul serio precipitando il fratello Joaquin, diciannovenne all’epoca di River, prese il telefono vicino al locale e chiamò il 911 dicendo che suo fratello stava male,aveva preso forse del valium e che serviva urgentemente soccorso. Quando il soccorso arrivò però River era già in fin di vita e a nulla valsero i tentativi di rianimazione che durarono quasi nove minuti perché uno dei medici era un suo fan e non voleva arrendersi all’idea che sarebbe morto. Ma River morì e l’autopsia di quella notte rivelò che non c’erano tracce di alcuna droga né recente né datata nel suo corpo oltre quello speed ball e nessuna traccia di alcool, bevve infatti solamente acqua. Vennero trovate inoltre ecchimosi e tagli non risalenti secondo il coroner al momento delle convulsioni e si scoprì che River per tutta la notte bevve solamente dell’acqua. Il suo peso era lievemente sotto la norma perché stava girando il film “Dark Blood” ed aveva intrapreso uno stretto regime per perdere alcuni chili. Nel libro che Gus Van Sant scrisse per River “Pink” dice chiaramente che River non era un consumatore di droga se non occasionalmente e che aveva un problema con l’alcool visto che il padre, alcolizzato, lo fece iniziare a bere per avere compagnia all’età di dieci anni. Stando alle ultime foto sul set di “Dark Blood”, River appare in piena forma, con lo sguardo completamente vigile e per nulla stordito o cosi emaciato da fare pensare ad una morte prematura per droga. Un altro particolare inquietante è che di solito, un corpo morto per overdose gonfia a dismisura questo perché le proprietà della droga vengono rilasciate nel sangue facendo gonfiare i vasi sanguigni . la foto nella bara né il referto dell’autopsia (ne vennero fatte tre sul corpo di River ) mostra segni di gonfiore di alcun genere. Nei video che sono stati fatti dopo la morte di River, documentari o filmati per la tv, si vede sempre e comunque un ragazzo triste, solitario depresso,mentre il fratello Joaquin Phoenix e la fidanzata nonché l’attore Leonardo Di Caprio (che incontrò River quella notte per poco tempo prima che si recasse al Viper Room ) parlano di sofferenza o di dolore di alcun tipo. Tutti dicono che River il giorno dopo doveva avere un colloquio con il regista da lui molto amato Terry Gilliam per un eventuale film e rinunciò persino ad andare al compleanno del figlio del suo migliore amico per essere a quel colloquio in tempo la mattina del 1 novembre con Gilliam (che aspettò invano River seduto al tavolo di un locale per tutta la mattina fino all’una circa,quando poi seppe la notizia che era appena morto poche ore prima).

Nel libro “In Search of River Phoenix”, Lawrence Barry chiede ad un agente dell’FBI perchè hanno archiviato il caso, la risposta dell’fbi è stata “Tutti noi teniamo al nostro lavoro”.



 La morte di un personaggio così talentuoso colpì l'opinione pubblica a fondo.
Il contrasto tra la sua morte e le numerose attività come animalista e in difesa dei diritti umani
fu uno shock per la società del tempo, tanto che la fine della
folgorante carriera di River Phoenix è stata inserita in numerose opere negli anni a seguire, come l'album Monster, dei R.E.M.(interamente dedicato a lui),o la canzone Transcending dei Red Hot Chili Peppers.




 La carriera

 

* Seven Brides for Seven Brothers (1982) Serie TV-Guthrie McFadden
* Celebrity (1984) Miniserie TV-Jeffie
* ABC Afterschool Specials, nell'episodio "Backwards: The Riddle of Dyslexia" (1984)- Brian Ellsworth
* It's Your Move, nell'episodio "Pilot" (1984)-Brian
* Hotel, nell'episodio "Transitions" (1984) -Kevin
* Robert Kennedy & His Times (1985) Miniserie TV-Robert Kennedy Jr
* Surviving (patto di amore e morte) (1985) Film TV-Philip Brogan
* Explorers (1985) -Wolfang Müller
* Family Ties (Casa Keaton), nell'episodio "Amore e geometria"- My Tutor- Eugene Forbes (1 episode, 1985)
* Stand by Me (1986)-Chris Chambers
* Circle of Violence: A Family Drama (1986) Film TV-Chris Benfield
* The Mosquito Coast (1986)- Charlie Fox
* Le ragazze di Jimmy (A Night in the Life of Jimmy Reardon) (1988) - Jimmy Reardon
* Little Nikita (1988)- Jeff Grant (Nikita)
* Running on Empty(Vivere in fuga) (1988)- Danny Pope/Michael Manfield
* Indiana Jones and the Last Crusade (1989)- young Indy
* I Love You to Death(Ti amerò... fino ad ammazzarti) (1990)- Devo Nod
* My Own Private Idaho (Belli e dannati) (1991)-Mike Waters
* Dogfight (1991)-Eddie Birdlace
* Sneakers(I signori della truffa) (1992)-Karl Arbegast
*Canceled Lives: Letters from the Inside (1993) (voice) .... Himself
* The Thing Called Love(Quella cosa chiamata amore) (1993)-James Wright
* Even Cowgirls Get the Blues(Cowgirl - Il nuovo sesso) (1993)-cameo
* Silent Tongue (1993)- Talbott
* Dark Blood (1993- Non terminato)-Boy 




 Altro
*Partecipa al video musicale di Ben E. King's per la canzone "Stand By Me".
*Scrive e canta due canzoni per i Red Hot Chili Peppers insieme a John Frusciante per l'album del 1997 "Smile From The Streets You Hold". Le due canzoni (titoli "Height Down" and "Well I've Been") originariamente dovevano essere incluse nel primo album (1994's "Niandra La'Des And Usually Just A T-Shirt") ma sono state rimosse su richiesta della famiglia di River dopo la sua morte.
*Partecipa al video dei red hot chili peppers " Breaking The Girl". Il video è dedicato a River,dopo la sua morte vennero cambiate alcune scene come Flea che si mostra con il girasole usato da River in "My own private Idaho e i colori delle loro tuniche che erano i preferiti da River,giallo,arancio e rosso.
*Partecipa alla campagna pubbicitaria per la PETA kids (People for the Ethical Treatment of Animals)



 CD:

"Never Odd Or Even", 1992
*The Thing Called Love (1993) (writer: "LONE STAR STATE OF MINE")(performer: "STANDING ON A ROCK", "UNTIL NOW", "BLAME IT ON YOUR HEART","LONE STAR STATE OF MINE", "OL' JOHN AND JIMMY", "LOST HIGHWAY", "LOVE IS")
*Scrive il poema Curi Curi per Milton Nascimento per l'incipit dell'album Txai
* Scrive,canta,suona con gli Aleka's Attic oltre duecento pezzi alcuni dei quali mai pubblicati dopo la sua morte per volere della famiglia.




                         LEGGENDE / SPECULAZIONI
Ci sono molte leggende riguardo l'uso di droga da parte di River.. se vogliamo stare a ciò che dice il suo grande amico Gus Van Sant " Riv era un consumatore occasionale poteva passare interi periodi e mesi pulito e non averne alcun bisogno. Prendeva per lo piu pasticche e fumava. Beveva molto questo era il suo principale problema.
I registi con i quali River lavorò dissero di non averlo mai visto drogato o fuori di testa sul set anzi,era timido,introverso e spesso infelice ma non riconobbero nessun sintomo in River che potesse fare pensare ad uso di droga.La leggenda metropolitana piu quotata sul web è quella che vede River disperato farsi fare un buco da un suo fan. Questo è totalmente falso. L'autopsia non rivelò alcuna traccia di buchi sul suo corpo nè recenti nè datati.
La verità è che come dice Gus River usava occasionalmente la droga per stordirsi e basta.
Negli anni novanta moltissime stars fecero uso smodato di droghe e moltissimi degli amici intimi di River come i red hot chili peppers,i nirvana, keanu reeves, samantha mathis, i rem e molti altri non nascosero il loro uso quotidiano di stupefacenti. La verità sta nel mezzo: River non era un tossico da buco nemmeno da eroina era uno che ogni tanto sniffava e prendeva pasticche. Ovvio che era un tossicodipendente non si vuole mettere in dubbio questo,nè ci risulta meno intelligente o dotato di talentoper questo.. si vuole solo precisare che non era il tossico che pensava solamente alla droga che oggi descrive il web.La notte in cui morì non usava droga nè alcool da piu di tre mesi. Era fermamente convinto a disintossicarsi.
Un'altra leggenda che circola volentieri sul web è quella che vede River dipingere a pochi mesi dalla morte il volto della donna che in sogno li si raffigurò come la sua anima gemella. Se questo è vero o meno non è dato saperlo.Certo è che sa molto di speculazione e che il disegno sul web non si trova.
Un'altra leggenda riguarda i colori degli occhi e dei capelli di River.
Nell'immaginario comune Riv era biondo con gli occhi azzurri.
Niente di più falso. Furono sua madre e la sua agente a tingere i capelli di Riv di biondo per sottostare ai canoni imposti da Hollywood ma il colore dei capelli di River era il castano (la notte della sua morte i suoi capelli erano neri,poichè da tempo aveva smesso di tingerli).
Gli occhi poi non sono mai stati azzurri. Erano grigio/verde. 


2012: Esce il suo film Dark Blood,completato dopo quasi vent'anni.

 fonte: river phoenix italian blog

lunedì 13 agosto 2012

AGOSTO 2012 Parte 1

Riprendiamo oggi un articolo pubblicato da parte dell'Asso Comunicazione a fine giugno










Investimenti pubblicitari previsti a -7%. Andamento negativo per tutti i Mezzi, tranne Internet (+12.7%).


 
Milano 29 giugno 2012 - La chiusura prevista a -7% sarà determinata da una duplice tendenza: da un lato la contrazione della raccolta dei media tradizionali, dall’altro, l’ascesa dei media digitali (TV Sat e DTT, Internet, Video OOH).

Digitale
: l’unico mezzo che continua a raccogliere sempre più risorse e vede un 2012 in chiusura positiva in doppia cifra (+12.7%). A chiusura anno catalizzerà il 15% del totale investimenti pubblicitari. Si confermano Automotive e Finanza/Assicurazioni i settori trainanti, forte incremento del settore Alimentare (primo trimestre 2012).
Crescono con la stessa intensità Display e Search, facendo segnare entrambi +13%. Forte incremento per il Video Advertising +93%. In incremento, anche se rimane ancora poco utilizzato, il Mobile Adv (8%).

Radio
: nel 2012 è prevista una chiusura al -6%. Dato positivo se paragonato al -12% del 2011. Questo rallentamento della decrescita è determinato dalle radio commerciali (da -9% del 2011 a -3% del 2012), grazie anche a un ampliamento della loro offerta commerciale caratterizzata da un’elevata personalizzazione dei progetti e una comunicazione multipiattaforma, e in minor misura, dalle Radio Locali (da -19% a -8,5%). Male invece Radio Rai (da -9% a -14%).

La Televisione
si confermerà, anche nel 2012, il mezzo prediletto dagli investitori italiani ma con una market share in calo (52% del 2011 contro 51% del 2012). Questa flessione sarà legata alla contrazione della raccolta che prevediamo essere leggermente superiore a quella del totale mercato e pari a -8.6%. I due big players del mercato, Rai e Mediaset, vedono una decisa contrazione degli investimenti nei loro canali “tradizionali”, rispettivamente -12.2% per la RAI e -11.2% per Mediaset. Nonostante la buona crescita dei rispettivi canali digitali, sia Rai che Mediaset vedono una chiusura del 2012 negativa (-10,9% per la RAI e -9,6% per Mediaset). Continueranno comunque a rappresentare il  38% del totale investimenti pubblicitari.
La7 e La7D
continueranno ad incrementare la loro raccolta pubblicitaria (+7.9%), anche se in maniera più contenuta rispetto all’anno precedente.
TV Satellitare
(+6,4%) e Digitale (+6,6%) faranno segnare performance positive, dovute a una sempre maggiore crescita dell’audience (processo di digitalizzazione) e di un’offerta in continuo ampliamento (più canali).
Infine prevediamo revenue in forte calo per le TV Locali (-51,9%).

La Stampa
continua a soffrire a causa delle performance negative di raccolta pubblicitaria (-11.9%).
Newspapers
: gli investimenti sono  in continua e decisa flessione (-11.5%). Sia il settore FMCG che gli altri comparti continuano a ridurre l’utilizzo del mezzo.
Free press:
soffre in maniera ancora più netta, facendo segnare perdite a doppia cifra (-43% sulla free press nazionale). Finanza/Assicurazioni e GDO, i main spender della free press, tagliano nettamente gli investimenti su questo mezzo.
Magazines:
anche nel 2012 continua la contrazione della raccolta pubblicitaria (-12.6%), nonostante le nuove iniziative editoriali multipiattaforma che coinvolgono i nuovi device (tablet in primis). Anche il settore Abbigliamento inizia a disinvestire su questo mezzo, facendo segnare un -10% nel primo trimestre 2012.

Esterna:
continua la flessione del mezzo che vede un -14% di previsione chiusura 2012. Tutti i comparti “classici” sono in crisi: i poster (-21.7%), la dinamica (-12.2%), maxiaffissioni (-16,2%) e i circuiti tematici (-14,1%). In crisi anche i formati più qualitativi come l’arredo urbano (-13,3%) e gli aeroporti (-9.6%). In controtendenza i formati più innovativi Video OOH (+8.6%).

Cinema:
continua l’emorragia di investimenti nonostante il rinnovamento del mezzo legato a digitalizzazione, 3D e al recente rilascio al mercato dei software di pianificazione. Per il 2012, prevediamo una chiusura negativa a -25%.





























































In sintesi, questi i fatti salienti:
• A fronte di un mercato destinato a chiudere al -7%, Internet cresce del 12,7%.
• Se la TV nel suo complesso segnerà un -8,6%, le TV non-incumbent mostrano invece performance decisamente positive (+8,8%).
• Non cresce solo Internet, ma crescono in generale i Mezzi Digitali che fanno registrare un +11,2% .
• In particolare sono i mezzi digitali Audiovisivi ad essere più in salute (+13,7%)
• In un contesto negativo per il mondo analogico, dobbiamo segnalare la capacità della radio Commerciale di arginare le proprie difficoltà (da -9% del 2011 a -3% del 2012).











fonte: http://www.assocomunicazione.it/ITA/notizia/comunicare-domani-previsione-di-chiusura-2012-a--7.aspx






domenica 12 agosto 2012

LO SPIN DOCTOR



Lo Spin doctor è un consulente politico esperto di comunicazione e marketing che affianca e consiglia i politici nelle loro attività: può scrivere discorsi, curare le pubbliche relazioni o l’immagine di un candidato, fare da portavoce di partiti o proporsi come esperto di sondaggi. Spin è un effetto particolare che si dà alla palla da baseball, e questo significato è stato assunto per alludere allo specifico orientamento che il consulente dà alle notizie divulgate.

Più forza al messaggio

Per evidenziare meglio i punti di forza della propria campagna e per creare un’immagine vincente, molti politici ricorrono a consulenti ad hoc: gli Spin doctor, appunto. Le attività dello Spin doctor, quindi, in un certo senso riassumono e per altro verso travalicano gli incarichi del tradizionale addetto stampa e del consulente d’immagine. Non si tratta però di professionisti dell’inganno o della persuasione occulta, ma esperti di comunicazione capace di dare più forza ad un programma o in grado di avvicinare il politico a posizioni in sintonia con i suoi elettori. La loro importanza è in continua crescita: basti pensare al ruolo decisivo che questi consulenti hanno giocato nelle più importanti vicende della politica americana di questi ultimi anni. Ad esempio, nelle ultime elezioni presidenziali, il ruolo degli Spin Doctor è stato decisivo per Obama, veicolando la sua immagine con strategie innovative come il viral marketing che ha toccato spazi nuovi per la politica, come i videogiochi o l’arte.








 Le attività dello Spin doctor in un certo senso riassumono e travalicano gli incarichi del tradizionale addetto stampa e del consulente d’immagine. Si occupano infatti della gestione di una campagna politica a 360 gradi: dalla definizione del programma alla formulazione degli slogan, dall'analisi degli scenari all'individuazione del target, dall'utilizzo dei sondaggi alla comunicazione attraverso i media, dall'elaborazione dei messaggi alla gestione delle crisi. Ogni tappa dell'attività del politico è quindi studiata e valorizzata da questa figura professionale. Un vero Spin doctor sa come gestire una crisi con delle tattiche comunicative su misura (crisis management) e promuove l’immagine di un soggetto (persona o partito) come se fosse un prodotto, utilizzando tecniche di marketing. Uno dei compiti più importanti, poi, è rendere le notizie da promuovere particolarmente attraenti e di veicolare alla stampa, scegliendo sempre il giusto mix dei mezzi disponibili (news management).






Lo Spin doctor ( la cui traduzione secondo il dizionario della Oxford University Press suona "persona incaricata di presentare le scelte di un partito politico sotto una luce favorevole" ) è una voce che nel corso del novecento è andata assumendo un significato deteriore. Poiché spin è il termine usato nel gioco del baseball per indicare il moto rotatorio o effetto impresso dal lanciatore alla palla, "spin doctor" è definizione che è venuta a indicare l'autore di raggiri o il manipolatore di parole o notizie. Con esso si indicano in politica sempre più spesso i portavoce e i consiglieri degli uomini politici e, a volte, gli stessi uomini politici.

Storia:
Il primo spin doctor della storia è Ivy Lee (soprannominato Poison Ivy per via della sua spiccata capacità di "avvelenare" l'informazione), che nel 1906 pubblica la Dichiarazione dei principidelle pubbliche relazioni (PR). Benché ufficialmente seguisse una linea di onestà e trasparenza, è diventato famoso per aver protetto il magnate John D. Rockefeller dall'accusa di omicidio nel 1914. Rockefeller aveva infatti assoldato alcuni agenti della Guardia del Colorado per sedare uno sciopero: durante l'assalto al campo degli scioperanti rimasero uccise 20 persone. Lee diffuse una versione modificata dei fatti per coprire Rockefeller, dando origine alle moderne tecniche di spin.
Un altro esponente di spicco dello spin è stato Edward Bernays, nipote di Freud, che nel 1928 pubblica L'ingegneria del consenso, nel quale teorizza la pratica dello spin con lucida attenzione. Si distinse per la prima volta nella difesa dell'industria del tabacco nel 1929, durante la quale inventa la figura della femme fatale secondo una semplice equazione: fumo=emancipazione. Molte femministe tutt'oggi ignorano che l'ideale della donna fumatrice emancipata è stato creato a tavolino. Un secondo successo di Bernays fu la campagna a favore dei produttori di bacon statunitensi: le sue idee ebbero un tale successo che ancora oggi la colazione fatta con uova e pancetta è considerata un classico americano. Bernays sviluppò e affinò la tecnica detta "della terza parte", che prevede di rilasciare notizie prodotte da enti/personalità estranee (in apparenza) alla campagna in corso, ma in realtà sapientemente "istruite" su cosa devono dire. Per ironia della sorte uno dei maggiori estimatori di Bernays fu Paul Joseph Goebbels, ministro della propaganda di Hitler, che applicò alla lettera le sue teorie per creare consenso popolare attorno al regime nazista.
Meritano una menzione, nell'analisi del fenomeno, anche: Walter Lippman, autore nel 1922 del libro L'opinione pubblica, in cui critica aspramente la già diffusa abitudine dei governi di manipolare l'informazione; e Daniel Boorstin il quale, nel suo saggio L'immagine sancisce una sostanziale differenza fra quei fatti che lui chiama "creati da Dio" e quelli "creati dall'uomo". Nel 1962 conierà il termine pseudoeventi per definire quegli eventi orchestrati ad arte dai manipolatori dei media per distrarre l'attenzione del pubblico.
Compiti:
I compiti dello spin doctor sono diversificati, ma tutti riconducibili ad una radice comune: "massaggiare il messaggio", cioè estrarre il meglio da qualsiasi situazione in cui sia implicato il suo committente, fornendo ai giornalisti e ai media una versione "aggiustata" di un evento-notizia in veste volta per volta di consigliere per la comunicazione, capo ufficio stampa, portavoce o campaign manager.
1. Lo spin doctor sa gestire una crisi con messaggi o tattiche comunicative ad hoc, specialmente nel settore della politica, nei confronti ad esempio di una decisione impopolare, correggendo e smussando eventuali incaute prese di parola del politico che assiste, e fornendo ai media (e quindi all’opinione pubblica) l’interpretazione sexed up delle esternazioni del soggetto per cui lavora, al fine di evitargli critiche o comunque commenti malevoli.
2. Un'altra attività dello spin doctor è fornire notizie "informali" ai giornalisti, facendole passare per "confidenze" o facendole filtrare come notizie "anonime".
3. Altro compito dello spin doctor è promuovere l’immagine di un soggetto come se fosse un prodotto, utilizzando tecniche di marketing.
4. A volte può succedere di dover "creare" un evento che possa dare interessare e convincere l'opinione pubblica: è il news management, ovvero l'informazione gestita.
Le attività dello spin doctor, quindi, in un certo senso riassumono e per altro verso travalicano gli incarichi del tradizionale addetto stampa e del consulente d’immagine.
La doppia natura dello Spin Doctor:
Lo spin doctor è senza dubbio un professionista, spesso con un curriculum ed un bagaglio culturale notevoli, solitamente proveniente dai ranghi dei consulenti di marketing.
Allo stesso tempo, proprio per la peculiare attività di "massaggiatore" dei messaggi o "creatore" di candidati elettorali (nell'ambito della cd. personalizzazione della competizione elettorale), deve essere indifferente alla verità dei fatti, e per di più essere in grado di manipolare tale verità, rendendola attraente all'occhio del pubblico.
Come Giano bifronte, lo spin doctor ha il duplice ruolo di professionista mediatore della comunicazione, e di "genio del male", una specie di ammaestratore di notizie, un regista degli effetti speciali creativo e al tempo stesso bugiardo, sempre comunque coerente con il proprio impegno lavorativo.
Lo spin doctor è ad esempio colui che suggerisce alla stampa di non titolare in prima pagina "Aumento delle tasse" ma "Riassetto fiscale".
Casi recenti:
Benché il termine sia stato usato già alla fine degli anni Settanta ed abbia poi visto designati in tal modo vari consiglieri di Reagan negli anni Ottanta (nonché lo stesso segretario di StatoJames Baker sotto la presidenza di Bush padre), fino all'ingresso nell'universo mediatico di Tony Blair si può dire che lo spin doctor fosse un razionalizzatore a posteriori di decisioni assunte dal politico con cui egli lavorava.
Il decennio di Tony Blair come primo ministro britannico è apparso a molti come la vera rivoluzione, in questo approccio: molte delle decisioni, soprattutto di politica estera, sono state assunte proprio perché il "polso" dell'opinione pubblica era tenuto dallo staff di spin doctors di Blair, in cui primeggiavano l'addetto stampa Alastair Campbell ed il consigliere alle relazioni pubbliche Peter Mandelson. Giunti ad un livello di potenza ed influenza politica del tutto inedito, in una democrazia, offrivano al loro responsabile politico una linea d'azione ad alto rendimento nell'immediato, proprio perché erano in grado di discernere nell'andamento fluttuante della gente l'evento da seguire e sul quale dimostrare la capacità di incidere del vero statista.
La politica britannica verso la Bosnia dopo l'eccidio di Srebrenica ne fu un primo segnale, confermato dalla guerra del Kossovo; ma anche la scelta di Blair di incalzare la monarchia dopo la morte della principessa Diana pare aver risposto a questo medesimo intento (anche se è stata presentata assai più poeticamente nel film The Queen - La regina, che nel 2006 fu l'ultimo esempio di "spin-doctoring" della gestione blairiana dell'industria culturale).
Ma la linea d'azione degli 'spin doctors' blairiani fu anche nel senso opposto, in direzione cioè della vera e propria manipolazione dell'opinione pubblica per convincerla ad avallare decisioni già assunte per diversi ed inconfessabili motivi: è proprio a loro che si ascrive il successo di aver "surriscaldato" l'opinione pubblica contro il presunto possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein nel 2003, fino a portare come prevedibile conseguenza l'ingresso in guerra contro l'Iraq a fianco degli USA. Le commissioni d'inchiesta di Lord Hutton (2003) e di Lord Chilcot (2010), nell'indagare sulle origini della guerra in Iraq, offrirono uno squarcio abbastanza attendibile delle tecniche impiegate per "presentare" all'opinione pubblica le risultanze della comunità di intelligence come favorevoli all'intervento militare.
Fonte: Wikipedia

venerdì 10 agosto 2012

IL MARKETING

Diverse sono le definizioni possibili del marketing, a seconda del ruolo che nell’impresa  viene chiamato a ricoprire in rapporto al ruolo strategico, al posizionamento dell'impresa nel suo ambito competitivo. La definizione principe viene da Philip Kotler riconosciuto all'unanimità quale padre dei più recenti sviluppi della materia per i lavori apparsi dal 1967 al 2009, con l'ultimo lavoro nato dall'ultima crisi: Chaotics. Ma le origini del concetto di marketing hanno radici ben lontane. Con l'economista italiano Giancarlo Pallavicini già nel 1959, queste radici si accompagnano agli iniziali approfondimenti delle ricerche di mercato costituenti, di fatto, i primi strumenti di quello che divenne poi il marketing moderno; egli introduce infatti le seguenti definizioni:



  • Il marketing viene definito come quel processo sociale e manageriale diretto a soddisfare bisogni ed esigenze attraverso processi di creazione e scambio di prodotto e valori. È l' arte e la scienza di individuare, creare e fornire valore per soddisfare le esigenze di un mercato di riferimento, realizzando un profitto: delivery of satisfaction at a price.
  • Il marketing management consiste invece nell'analizzare, programmare, realizzare e controllare progetti volti all'attuazione di scambi con mercati-obiettivo per realizzare obiettivi aziendali. Esso mira soprattutto ad adeguare l'offerta di prodotti o servizi ai bisogni e alle esigenze dei mercati obiettivo e all'uso efficace delle tecniche di determinazione del prezzo, della comunicazione e della distribuzione per informare, motivare e servire il mercato.
  •       Una ricerca di mercato aiuta a capire il passato e a prevedere e pianificare il futuro.
    Ogni ricerca è unica, specifica, strutturata ad hoc. L'obiettivo è di mettere i Clienti nelle condizioni di prendere decisioni meglio e prima rispetto alla concorrenza. Tutto questo in uno spirito di partnership, senza mai perdere di vista l'obiettivo di garantire sempre la massima qualità e covenienza.

    Per coprire il territorio nazionale ci avvaliamo di oltre 2500 collaboratori, ripartiti per tutte le regioni italiane, che vanno dal professore universitario alle intervistatrici porta a porta, oltre a più di 1500 Mystery Shopper. Tutto il personale è altamente specializzato, e con alcuni il rapporto di collaborazione dura da oltre un decennio. Grazie ad accordi con diversi istituti di ricerca stranieri siamo in grado di coprire anche le maggiori nazioni europee e del Nord America.



    Lo studio sul posizionamento aziendale è una ricerca quali-quantitativa sull'immagine, estremamente complessa, finalizzata a verificare:
  • l'immagine pubblica dell'azienda;
  • l'immagine dell'azienda in particolare presso la clientela;
  • la coscienza interna all'azienda di questa immagine rapportata a quella della clientela;
  • il posizionamento di marche/prodotti/servizi dell'azienda, in assoluto e rispetto alla concorrenza;
  • coerenza del posizionamento con i desiderata aziendali e le caratteristiche di marche/ prodotti/ servizi;
  • il comportamento d'acquisto della clientela reale e potenziale.

L'obiettivo è di:
  • sviluppare una mappa complessiva del posizionamento nel mercato;
  • individuare soluzioni e modifiche per arrivare ad un posizionamento ideale.












Lo studio sul posizionamento di marche/prodotti/servizi è, invece, una ricerca molto più "leggera", in quanto non comprende normalmente tutta la parte prettamente dedicata all'azienda. Dipende, comunque, dalle necessità, e nei casi estremi può anche coincidere con lo studio suddetto, anche se in genere adempie ottimamente allo scopo un più veloce ed economico approccio prettamente qualitativo. 
Sono analisi interne all'azienda cliente, estremamente delicate e accurate, realizzate sia con interviste in profondità che con riunioni di gruppo, ma anche con molti colloqui informali. Richiedono un costante contatto da parte nostra con i commissionatori (in genere un gruppo estremamente ristretto di dirigenti) ed una lunga permanenza in azienda, sia pur non continuativa. Complessivamente da un paio di settimane ad alcuni mesi, a seconda del numero di dipendenti. La discrezione è, ovviamente, totale.

Indagini sull'immagine interna
Sono indagini che verificano la percezione dell'azienda da parte di dipendenti e manager, sia internamente che quella che ritengono essere l'immagine percepita dall'esterno. Si valutano discrepanze, convergenze, possibilità migliorative.

Analisi sul clima aziendale
Sono analisi dettagliate:
  • del livello di condivisione della politica e delle scelte aziendali;
  • e/o della qualità della vita lavorativa;
  • della valutazione e dell'efficacia dei flussi di lavoro.

Vengono ricercati e analizzati in profondità il "vissuto" dei singoli, l'"aspirazionale", le motivazioni e le proposte, fino a formare un quadro generale. Possono inoltre venir valutate presso il personale, d'accordo con la dirigenza, soluzioni migliorative.

Analisi della comunicazione interna
Vengono esaminati i flussi di comunicazione interna, con i relativi livelli di comprensione e soddisfazione. Vengono infine valutate, d'accordo con la dirigenza, eventuali soluzioni migliorative.

Analisi sul consenso aziendale
Comprende tutte e tre le suddette ricerche. E' una soluzione estremamente completa, oltre che drasticamente conveniente dal punto di vista economico.

N.B. Le ricerche sul posizionamento sono solo apparentemente simili alla analisi sul consenso aziendale: attigue ma essenzialmente differenti per finalità e modalità di esecuzione. Consigliamo di seguire il link per verificare di quale delle due ricerche (anche entrambe) abbiate bisogno.



fonte:  wikipedia





giovedì 9 agosto 2012

ANNI 2000

E ai giorni nostri?

Analizziamo gli elementi principali che caratterizzano la situazione competitiva attuale dei  primi anni del nuovo millennio. Lo  scenario si delinea così:

  • Mercato globale,espansione territoriale

  • Ricerca da parte delle aziende di sinergie produttive

  • Implementazione di strategie atte ad ottenere la leadership sui costi

  • Standardizzazione, eliminazione dei prodotti e delle marche marginali

  •  Consumatore più maturo

  • Valore al rapporto qualità prezzo ,miglior performance percepibile 









In un mercato in continua evoluzione, i prodotti cambiano nel giro di pochi mesi, come pure le offerte promozionali: in questo mutato contesto non ha più molto senso creare uno spot che sopravviva nella mente del consumatore più di quella che potrebbe essere la vita del prodotto, meglio sedurlo per quella che è la durata dello spot televisivo.

La pubblicità cambia direzione. Al centro di tutto, ora, la creatività: fondamentale per catalizzare l’attenzione dei consumatori più critici e consapevoli grazie anche alla Rete




L’advertising sta subendo un momento di profonda trasformazione dei propri linguaggi, messi a dura prova da una sfiducia sempre più diffusa nei confronti dei media tradizionali. E sempre più spesso la crisi della pubblicità viene ricondotta all’avvento di Internet, all’esplosione del 2.0 e della disintermediazione come nuovo stile di vita. Tutto questo avrebbe finito per mettere alle corde tutti i grandi mediatori, ivi compresi i pubblicitari la cui unica funzione sarebbe stata da sempre quella di costruire anacronistiche cornici seduttive tra il prodotto e i suoi acquirenti.


Dalla comunicazione alla conversazione

Agosto 2012 

Il sistema, quello economico- finanziario,  è culminato con una grave recessione iniziata negli  Stati Uniti nel 2007 ed estesa poi su scala planetaria di cui ancora stiamo pagando le conseguenze. Non sappiamo fino a quando durerà. Le previsioni non sono benevoli. Dal mondo digitale  arriva l’opportunità di rinnovare l'advertising , capace di spostarsi dal monologo al dialogo, dalla comunicazione alla conversazione, dall’estetica all’etica, dalla presenza alla rilevanza o dalla persuasione al consenso. Proviamo a riprendere un paio di passaggi fondamentali per illustrare come costruire un advertising dotato finalmente di senso nuovo, costruito sulla rilevanza e l’autenticità, affinché si provi a considerare le persone come interlocutori e non come target, ovvero bersagli da abbattere.



Nel 2007, a Cannes, il più importante festival mondiale della creatività pubblicitaria assegnava a un video virale il Grand Prix della Televisione. E mentre i più si apprestavano a leggere in questo premio la sconfitta dello spot pubblicitario di fronte alla potenza di Internet, pochissimi hanno saputo interpretare correttamente le intenzioni illuminate di una giuria che con il premio più importante del Festival a uno spot mai andato in tv, ha voluto lanciare un importante messaggio all’intero comparto della pubblicità. Il video Evolution di Dove racconta di come un viso normale possa diventare una faccia da cartellone se visagisti e truccatori, normalmente usati in pubblicità, vengono aiutati dall’abile fotoritocco di Photoshop (anche questo, normalmente usato in pubblicità). Il messaggio finale invita a riflettere sulla percezione distorta dell’idea di bellezza, chiudendo sul manifesto galeotto e promuovendo il Fondo Dove per l’Autostima femminile. Il film in sé non sembra avere i consueti canoni estetici per diventare uno dei più premiati al mondo, eppure da lì a poco diventerà non solo una delle creatività con il più alto numero di award a livello internazionale, ma una vera e propria campagna di riferimento per quanti hanno saputo coglierne la portata rivoluzionaria.

http://www.dailymotion.com/video/xul0x_spot-dove-evolution_fun

Questo è un classico esempio di marketing virale



Il video virale Evolution è il climax di una campagna integrata che Unilever mette in scena qualche anno prima, in tutto il mondo, usando un ricchissimo media mix per affrontare il tema della bellezza femminile in maniera assolutamente inedita e dirompente. Tutto parte nel 2004 con un progetto di ricerca mondiale promosso dal marchio Dove per indagare il rapporto che le donne hanno con la bellezza. Più precisamente, l’indagine aveva l’obiettivo di stabilire cosa fosse la bellezza per le donne nei diversi angoli del pianeta, quanto queste fossero soddisfatte della loro bellezza, se e quanto questa incidesse sul proprio benessere. L’anno dopo partirà in tutto il mondo la nuova campagna di Dove dedicata all’autostima femminile. Ci sono gli spot televisivi che invitano ad andare sul sito www.realbeauty.com per continuare a parlare di bellezza. Così come ci sono manifesti e pagine pubblicitarie a stimolare il dibattito attraverso la piattaforma digitale che è stata creata per l’occasione.

Semplicemente geniale












martedì 7 agosto 2012

BOOM DEGLI ANNI 80



Il 1 gennaio 1977 la Rai chiuse per sempre Carosello; un mese dopo iniziarono le prime trasmissioni a colori. Questo fu un evento epocale, di rottura simbolica rispetto agli anni precedenti, dove il bianco e nero rappresentava bene il clima sociale di austerità economica e culturale degli anni ’70; il colore rappresentò l’avvento del benessere del consumo, e preparò la strada alla nascita delle TV commerciali. All’inizio degli anni ’80 nasce, con il consorzio Canale 5, l’impero Fininvest, che basava i suoi introiti non su un canone, come la TV di stato, ma solo sulla pubblicità. 



Lo sviluppo del sistema televisivo italiano determinò una immediata crescita degli investimenti in pubblicità; inoltre, mentre negli anni del monopolio RAI la pubblicità era confinata in appositi spazi, ora si impone attraverso l’interruzione dei programmi. Una parte consistente degli investimenti in pubblicità consisteva però nelle telepromozioni, che in quegli anni si affermarono.
La pubblicità assume caratteri altamente spettacolari: sono un esempio gli spot di Séguéla; perfino Fellini, che si era dichiarato molte volte contrario alla pubblicità, realizzò spot per Campari, Barilla e Banca di Roma.



Negli anni ’80 nascono delle saghe pubblicitarie che ebbero molto successo: quella del whisky Glen Grant che dà vita al personaggio di Michele “l’intenditore”, quella del caffè Lavazza o quella dell’Amaro Ramazzotti che lanciò lo slogan Milano da bere; particolarmente significativa poi la saga della Barilla, con gli spot che attraversano tutto il decennio del Treno, del Gattino ecc.



Negli spot poi il corpo diventa, per entrambi i sessi, un protagonista centrale del mondo pubblicitario, con modelli e modelle sexy, nudi/e o quasi; un altro tema frequente è quello del rimpianto nostalgico per la natura: più si viveva nella società industrializzata, beneficiando dei suoi vantaggi, più si mitizzava uno stato di natura in realtà mai esistito. L’esempio più calzante in questo senso è l’esplosione di consensi per gli spot e per la marca Mulino Bianco.

Anni 90

Durante gli anni ’90 aumenta sempre più il numero dei canali televisivi (nascono i primi canali tematici e personalizzati), dando ancora più scelta al consumatore. Nello stesso tempo la marca industriale va incontro a una crisi, determinata dal minor reddito dei consumatori, e dalla nascita degli hard discount, dove è il prezzo che guida i consumatori; a questi si affiancano i neonati centri commerciali, dove le aziende di distribuzione possono proporre e rinforzare le loro marche.




Nel giro di poco tempo, però, le marche industriali recuperano il terreno perduto; marche come Nike, Adidas, Coca-Cola, Calvin Klein si affermano nella mente dei consumatori.



 La pubblicità made in Italy risente ancora molto dell’influenza di Carosello, recuperando a volte molti suoi personaggi (Calimero, l’uomo dell’olio Cuore) e il linguaggio tipico degli spot caroselliani (come per la saga Telecom, con la lunga telefonata di Massimo Lopez, o quella di Parmacotto con Christian de Sica).




 Tutte le grandi marche cercano di uscire dall’ambito strettamente pubblicitario, sperimentando nuovi canali e nuove forme di comunicazione.
La pubblicità dell’epoca ipermoderna
La crescita dei messaggi in circolazione determina una saturazione dei canali disponibili, e la pubblicità di trasforma in una sorta di rumore indifferenziato dal quale per la singola azienda è difficile emergere. Una soluzione è lo sviluppo della metapubblicità, comunicazione autoreferenziale che tende ad avere come oggetto sempre meno il prodotto da pubblicizzare, e sempre più sé stessa, i suoi meccanismi e i suoi discorsi; si mette a nudo al consumatore, mettendosi dalla sua parte. A questo si aggiunge il connessionismo, una crescente interrelazione con gli altri media.

NASCE CAROSELLO 1957




Il 3 febbraio 1957 cominciò la trasmissione Carosello: la pubblicità diveniva una sorta di spettacolo, in un assurdo meccanismo che: obbligava i pubblicitari ad anteporre allo spot vero e proprio, il cosiddetto “codino” di 35’’, uno spettacolo di 100’’ in cui era vietato qualunque cenno o allusione al prodotto; non riutilizzare la parte spettacolare prendendone una nuova per ogni passaggio; sottostare alla censura del Sacis. La formula si dimostrò vincente sul piano spettacolare, determinando la crisi degli altri mezzi e costringendo le agenzie ad adeguarsi al mezzo, ma perdente su quello pubblicitario ed economico, i cui risvolti negativi si possono notare ancora oggi. Gli italiani ne furono però sedotti, e le battute ed i personaggi entrarono nel linguaggio e nell’immaginario comune. I filmati trasmessi da Carosello possono essere classificati in due grandi filoni: i film d’animazione, che a loro volta ci possono distinguere in cartoni animati e “passo uno”, e i film dal vivo. Tra i personaggi creati dai film d’animazione ricordiamo Jo Condor e il Gigante amico (Ferrero), Calimero e l’olandesina (Mira Lanza), Topo Gigio (Pavesi), Pippo (Lines), Caballero e Carmencita (Lavazza).

La pubblicità in Italia: Influenza dai Mad Men americani


L’umorista Marcello Marchesi fu il più prolifico autore di testi, e in 20 anni di attività creò oltre 4000 slogan (tra cui “Falqui, basta la parola”; “Con quella bocca può dire ciò che vuole”). Nel frattempo, nel resto del mondo cominciava la “rivoluzione creativa” di Bernbach; Carosello, dopo una prima grande espansione, cominciò a costituire, per i suoi tanti vincoli, un pericolo per l’espansione pubblicitaria e aziendale in Italia, tanto che vennero prima ridotti i tempi delle scenette, poi cominciarono ad essere inseriti brevi comunicati all’interno di altri programmi televisivi.
Dopo gli anni del boom economico, il mondo pubblicitario attraversò una crisi economica e culturale, criticato dai giovani e dagli intellettuali come principale fautore del consumismo; anche per migliorare la propria immagine i pubblicitari italiani diedero vita a campagne che cominciavano a trattare di temi sociali: nel 1971 nasce Pubblicità Progresso.
Negli anni ’60 e ’70 i giovani erano i principali interlocutori della pubblicità, che si ispirava agli USA, tanto di moda in quell’epoca, e, considerando il contesto culturale dell’epoca (la “rivoluzione sessuale” degli anni ’70), cominciava ad avere chiare allusioni sessuali (slogan per la Vespa Chi vespa mangia le mele, e la campagna per i jeans Jesus).                                                                                           

DALLA BELLE EPOQUE AL FASCISMO


A partire dagli anni ’20 e ’30 del Novecento, in seguito all’eccesso di offerta, le aziende dovettero cercare di favorire la nascita di un ambiente che stimolasse la domanda dei beni; nasce il marketing; ad una pubblicità puramente artistica ne subentra una orientata a esaltare le caratteristiche dei prodotto. Nel 1922 nacque la prima agenzia pubblicitaria italiana, la ACME Dal Monte; nel frattempo cominciò a diffondersi la radio, e con questa i messaggi pubblicitari radiofonici, veicolati dalla SIPRA, prima concessionaria italiana. Il programma radiofonico I quattro moschettieri, sponsorizzato dalla Buitoni-Perugina, abbinato a un concorso a premi e ad una raccolta di figurine, ebbe uno straordinario successo.
Il successo della radio stimolò una rivalutazione dell’uso della parola anche nei manifesti; nel 1919 Luigi Casoni Dal Monte lancia un concorso, con in palio 10.000 lire, per trovare uno slogan per il dentifricio Kaliklor; vince “A dir le mie virtù basta un sorriso”. Il fascismo utilizzò molto il meccanismo dello slogan per ottenere e mantenere il consenso sociale (Credere, obbedire, combattere; vincere e vinceremo); il regime, sostenendo l’autarchia e le campagne a favore dei prodotti nazionali, rallentò però in Italia la cultura pubblicitaria, che invece all’estero procedeva velocemente.
Nel dopoguerra, accanto alla ormai superata figura del cartellonista, in Italia arrivarono le prime succursali delle multinazionali pubblicitarie statunitensi; il mondo pubblicitario fu però sconvolto dall’arrivo della televisione. Nel 1941 in Inghilterra venne mandato in onda il primo spot della storia, di 10 secondi, degli orologi Bulova.

La pubblicità diventa industria.

NASCITA DELLA PUBBLICITA' MODERNA

A metà dell’800 nacquero le prime concessionarie in Francia e Inghilterra; in Italia la figura del venditore di spazi venne introdotta da Attilio Manzoni, che nel 1863 creò la prima concessionaria italiana. Nel 1888 Manzoni progettò e realizzò le prime campagne pubblicitarie, per le acque minerali di Fiuggi e Santa Caterina Valfurva. Con l’avvento della litografia comincia l’espansione dei manifesti pubblicitari, che però sono ancora condizionati dal modello del libro e del quotidiano: era una pubblicità concepita essenzialmente per essere letta. Si comincia ad utilizzare la forma verbale dello slogan. Nell’Ottocento i primi ad utilizzare i manifesti furono gli editori, ma ben presto si diffusero anche per teatri e circhi; solo però con l’invenzione della cromolitografia, nel 1836, si poté sfruttare l’utilizzo del colore, che migliorò l’espressività dei manifesti. Nel 1893 un annuncio della Mellin inaugurò l’utilizzo del colore sulla stampa. Comincia l’era dei manifesti a colori: Eduard Manet realizza nel 1868 il manifesto Les Chats, per un libro; Jules Chéret, padre del manifesto moderno, Folies Bergères, Palais de Glace ecc; Henri de Toulouse-Lautrec con Divan Japonais, Moulin Rouge, La Goulue; Alphons Marie Mucha con Salon des Cent. Per merito delle Officine grafiche Ricordi di Milano, dal 1889 vennero coinvolti anche molti artisti italiani. A Leonetto Cappiello si può attribuire l’invenzione del manifesto-marchio, manifesto che prevede un’immagine che riesce a comunicare l’essenza del prodotto e a renderla memorabile; lo fa con il manifesto per il Cioccolato Klaus (che divenne “quello della donna in verde), grazie al manifesto, con quello per il Liquore Quina, per il Vermouth Cinzano, per il Bitter Campari (celebre per il folletto che esce dall’arancia).

Pubblicità moderna. Poster e influsso futurista


Altri nomi:  Leopoldo Metlicoviz, con il manifesto per l’opera Madama Butterfly, e Marcello Dudovich, che collaborò per circa 20 anni con i Grandi Magazzini Mele (la cui strategia pubblicitaria era molto articolata, e investiva non solo manifesti, ma anche cartoline, calendari, locandine ecc), per una stufa, per la marca Zenit (nel cui manifesto per la prima volta i prodotti apparivano in primo piano, senza altre figure) e che instaurò una grande collaborazione con i magazzini La rinascente (nome inventato da D’Annunzio..).
Con la nascita del poster, dal nuovo formato orizzontale, la pubblicità poté invadere le città con immagini gigantesche; in questo periodo quindi la pubblicità aumentò le sue dimensioni e moltiplicò i luoghi nei quali comparire. Pablo Picasso realizza diversi disegni e collage utilizzando pezzi di marche commerciali, manifesti e insegne (ricordare il quadro Paysage aux affiches). I futuristi italiani hanno avuto un forte legame con la pubblicità (ricordare le “serate futuriste”, che assicuravano una notevole pubblicità indiretta); Marinetti si cimentò direttamente nella pubblicità componendo per Snia Viscosa quelli che ha chiamato poemi industriali. Fortunato Depero creò nel 1919 la Casa d’arte Futurista, che funzionava da agenzia pubblicitaria; creò una serie di importanti annunci per la Campari, e nel 1926 portò alla Biennale di Venezia, come ringraziamento al ragionier Campari, un dipinto intitolato Squisito al Selz. Anche la pubblicità fu influenzata dal futurismo, come si nota dal manifesto dell’AEG per una lampadina, che ruba a Marinetti lo slogan Uccidiamo il chiaro di Luna. I futuristi russi Majakovskij e Rodenko si dedicarono anch’essi alla pubblicità.