giovedì 10 gennaio 2013

REALITALY





Berlusconi preso a pallonate dal duo  Santoro e Travaglio nella tana del lupo riesce a mantenere la sua faccia di bronzo ben intatta,trovando modo di uscirne incolume, o perlomeno, limitando i danni e mantenendo il tipico sorriso nazionale.
Domande concordate da prima. Ovviamente.
L'esperimento di un confronto serio è svanito subito. Il contraddittorio moderato ha lasciato spazio alle battute e alle frottole che si sono avvicendate a gò gò.
Il solito,prevedibile,monologo del Cavaliere.
Travaglio ci ricorda per l'ennesima volta di quanti processi ha avuto Berlusconi, ma lui sembra fregarsene. Anzi, se ne sempre fregato.Poi lo scontro con Travaglio. E l'intervento di Santoro a placare gli animi. Il reality show è finito.
Quello che è andato in onda a Servizio Pubblico è stata di una squallidità incredibile. Un teatrino grottesco e irreale.
Hanno trasmesso un messaggio preciso.Pessima comunicazione da ambedue le parti.
Gli attori se la ridono e se la cantano come e quanto vogliono senza arrivare al dunque.  Dal primo all'ultimo. C'era da aspettarselo.
Questa è l'immagine che diamo all'estero.Questi sono i nostri politici. Questi sono  i nostri giornalisti.
Qua non si fa a gara a distinguere tra chi ha vinto e chi ha perso.
Qua c'è in gioco il futuro di un Paese,l'Italia, reso ormai come un Paese ridicolo,quella di ieri ne è stata la conferma.
Si è celebrata l'inizio della fine della carriera politica di Berlusconi,uscito di scena lanciando  una perla di saggezza come consiglio ai ragazzi presenti nel pubblico. Stucchevole.
Smantellato Sua Emittenza, Santoro e Travaglio hanno spianato la strada alla mina vagante di queste elezioni.
Colui che usa un linguaggio colorito e diretto alla Bossi prima maniera. Colui che dopo vent'anni si presenta sulla scena nazionale come la speranza per il Paese.
Sembra lo stesso scenario del '94: allora venne spazzata via la vecchia classe politica con lo scandalo di Tangentopoli,ed entrò l'uomo della provvidenza.
Sappiamo tutti com'è andata a finire.
Analogamente la storia si ripete al giorno d'oggi.
Ma pochi se ne sono accorti.
Grillo,come Berlusconi agli esordi,cavalca l'onda degli scontenti,i delusi da quel vecchio modo di fare e concepire la politica.
Colpa della crisi,del malessere generale.
Della sfiducia verso il futuro.
C'era bisogno di rinnovare,cambiare i modi. Quale occasione migliore per entrare in scena.
In pratica è un passaggio di consegne.
Cambiano gli attori ma la regia non cambia, è sempre la stessa.
Si fa portavoce di un cambiamento,promettendo di risollevare le sorti della nazione. Ne dubito. Ma staremo a vedere,diamogli tempo.


Concludo con alcune precisazioni:

Andare a votare pensando di avere uno strumento democratico a disposizione per cambiare le cose  equivale ad avere l'illusione di saper volare. Se davvero fosse mai stato decisivo, in tutta la storia, o peggio ancora, pericoloso,per i governanti dare in mano ai cittadini questa temibile possibilità, non lo avrebbero mai fatto.

E tornando alla constatazione di prima in merito al fatto su chi abbia vinto o meno la sfida televisiva, non esprimo nessun parere.

L'unica cosa evidente è che quelli che hanno perso siamo stati noi.

Ancora una volta.


The Strummer

The future is unwritten

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